facilitare l'intesa con la Gran Bretagna. Tutto ciò mentre mira a ·creare la premessa per una « terza forza » europea dal destino molto oscuro. Risulta che Adenauer non si è dichiarato ostile in linea di principio al progetto, ma che è molto perplesso. Il ministro Ehrard è invece ostile. Ora, bisogna che l'Italia sia esplicita: i piani di De Gaulle non sono accettabili da chi pensa veramente all'organizzazione europea. Nè l'Olanda, nè il Belgio sono d'accordo, su questo punto, con De Gaulle; e, naturalmente, è contro anche l'Inghilterra. L'Italia può, per una volta utilmente, assumere una iniziativa e dire ad Adenauer che egli non si troverebbe isolato se, risolvendo le proprie perplessità, scoraggiasse in maniera definitiva il generale De Gaulle dal perseguire piani della natura di quello di cui si parla. Non c'è dubbio che l'operazione comporti i suoi rischi: essa è però necessaria perchè i rischi connessi all'attuazione del piano De Gaulle si rivelerebbero, alla fine, molto più gravi. In ogni caso l'esigenza di uscire dall'equivoco, e di vedere più chiaro nel complesso gioco franco-tedesco, è assoluta. Senza questo chiarimento niente è possibile. Un'Italia che continuasse, come ha fatto, consule Pella, a barcamenarsi tra Parigi, Bonn e Londra lascerebbe in crisi l'Europa e contribuirebbe a fare incancrenire i problemi dei rapporti tra l'Europa e i paesi terzi. Ed è evidente che, poichè la posizione di De Gaulle è quella che è, e per il momento immodificabile, i maggiori chiarimenti devono venire dalla Germania. Rifiutare il piano De Gaulle, esigere una definizione di carattere europeo della natura dell'intesa franco-tedesca e proporre una ripresa di coscienza europeista non significa pretendere l'integrazione politica, s11basi sovranazionali, della piccola Europa. La cosa, come s'è visto, non è oggi possibile e non è provvisoriamente conveniente. Può invece significare, tenuto -conto delle tendenze generali e degli interessi concreti della Germania, un'azione simultanea su tre linee parallele: 1) Difendere e rafforzare gli organismi sovranazionali già esistenti, cioè l'Euratom e la CECA. La CECA ha bisogno di riforme, ha bisogno, sopratutto, di un'Alta Autorità che eserciti un potere effettivo: la rinuncia momentanea a perseguire per l'immediato disegni di integrazione totale deve essere compensata dal rafforzamento della CECA. A conti fatti, non si tratta neppure di un prezzo troppo alto. 2) A fianco alla CECA possono essere creati altri cc pools », da tempo allo studio, a cominciare da quello per l'energia elettrica. Nella sostanza si tratterebbe di perseguire una politica di integrazione setto10 BibliotecaGino Bianco
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