Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

che la superficie media per unità lavoratrice è di 1,92 ha. per la proprietà coltivatrice, di 2,15 ha. per l'affittanza e di 3,28 ha. per la mezzadria. E quindi ci si domanda se la relazione fra il tipo di impresa e l'inutilizzazione del lavoro non sia puramente indiretta, e se la vera causa della maggiore occupazione per le mezzadrie non sia da ricercarsi nella maggior quanfità di terra disponibile per unità lavoratrice. In questo ed altri casi la significatività di una relazione è giudicata, come abbiamo già accennato, più o meno ad occhio, comparando i valori medi dei diversi raggruppamenti e quindi analizzando l'effetto di una variabile per volta. Non vi è tentativo di studiare l'effetto simultaneo delle diverse variabili. A nostro avviso uno studio dei dati delle singole aziende, con una analisi del tipo « analisi della varianza », avrebbe probabilmente mostrato relazioni che a prima vista possono sfuggire, ed in ogni modo avrebbe dato basi più sicure per giudicare della significatività delle relazioni stesse. Ma non vorremmo insistere troppo sulla parte metodologica. Se lo abbiamo fatto è perché nella introduzione allo studio l'Autore indica « la prevalenza delle finalità di ordine metodologico » di questo, intendendo con ciò lo schema teorico per l'impostazione del lavoro di una indagine della disoccupazione e la discussione dei problemi connessi. A nostro avviso anche la parte a cui abbiamo accennato entra nella metodologia della analisi e non dovrebbe certo essere considerata secondaria. Ma la parte più importante dello studio è senza· dubbio quella riguardante la discussione dei problemi che si incontrano nella misurazione della sottoccupazione, e dei criteri da seguire nella misurazione stessa. E diamo atto all'Autore che tale parte è curata con la massima attenzione e le soluzioni proposte ed i criteri adottati ci trovano perfettamente consenzienti. L'oggetto dello studio sono le sole aziende contadine, quelle aziende cioè in cui il lavoro è di origine esclusivamente familiare. Si può infatti parlare di sottoccupazione solo per lavoro che non è soggetto a contratto salariale. Nelle aziende di tipo capitalistico ogni eccedenza di lavoro verrebbe invece presto o tardi eliminata, licenziando parte del potenziale di lavoro salariato. sia fisso che a giornata. Le aziende considerate comprendono perciò proprietari coltivatori, affittuari coltivatori e mezzadri. È poi della massima importanza distinguere fra disoccupazione nascosta e sottoccupazione stagionale. L'Autore definisce la prima come quel potenziale di lavoro che potrebbe essere trasferito dall'azienda ad altri impieghi senza. che diminuisca il prodotto. Sarà quindi necessario mantenere quel potenziale di lavoro che è richiesto nei periodi di punta dell'anno, ma tutto quanto supera questo potenziale potrà essere considerato disoccupazione nascosta. In altre parole: la disoccupazione nascosta è costituita da quel potenziale di lavoro che non è mai usato durante l'anno. Per la sottoccupazione stagionale, invece, bisognerà- tener conto del potenziale di lavoro disponibile e di quello impiegato nei vari mesi dell'anno. Tutta la parte di lavoro non impiegato, al di sotto della punta mensile di utilizzazione più alta, che segna il limite con la disoccupazione nascosta, è da attribuirsi alla sottoccupazione stagionale. Quest'ultima riguarda quindi il 116 BibliotecaGino Bianco

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