DELL'ANGELO- La necessità di studiare, e principalmente di quantificare, un fenomeno di così grande importanza, per il nostro Paese, come quello della disoccupazione nei vari settori dell'economia, è ormai sempre più sentita anche dall'opinione pubblica. Proprio negli ultimi mesi la polemica riguardo ai dati discordanti sulla disoccupazione, mentre tanto si parla del considerevole sviluppo della economia italiana e della congiuntura attuale, fra le più favorevoli, si è trasferita sui principali quotidiani e periodici ed ha dato luogo a numerosi articoli richiedenti un maggior impegno nell'affrontare questo problema. Un contributo in questo senso è costituito dalle « Note sulla Sottoccupazione nelle aziende contadine », di G. G. dell'Angelo, << Serie Monografie della SVIMEZ », Giuffrè, 1960. Poiché la nostra agricoltura si presenta spesso ancora arretrata ed in forme pre-capitalistiche; e poiché d'altra parte la percentuale della popolazione che vive sull'agricoltura è ancora alta, pur essendo in rapida diminuzione, il fenomeno della disoccupazione o sottoccupazione agricola riveste grande interesse. L'esodo rurale è spesso stato additato da alcuni come l'unico modo per risolvere la crisi agricola, mentre altri vedono in esso un pericolo e prevedono un depauperamento delle risorse agricole. Lo studio di dell'Angelo attacca quindi il problema nel suo vivu quando cerca di misurare la sottoccupazione delle aziende contadine, e quando, dopo aver distinto fra sottoccupazione stagionale e disoccupazione nascosta, cerca di stabilire il potenziale di lavoro che potrebbe essere trasferito dall'agricoltura ad altra occupazione senza che il prodotto della prima risenta di questo trasferimento. Diciamo subito che, pur pervenendo a interessanti risultati, lo studio di dell'Angelo non fornisce una definitiva risposta al complicato problema. · E questo non solo per le difficoltà intrinseche del problema, ma anche, a nosb·o avviso, per due manchevolezze principali dello studio. In primo luogo perché, come ben fa notare l'Autore, « nella scelta delle aziende non furono seguite dall'INEA particolari criteri di metodo o di campionamento ». Anzi le aziende furono scelte « con preoccupazione che ... alcune caratteristiche aziendali, quali l'ordinamento produttivo e l'organizzazione del lavoro, non si discostassero b·oppo da quelle più comunemente riscontrate nelle aziende di ogni zona ». Non •solo quindi la ricerca è basata s-u di un campione non casuale di aziende, ma anzi le aziende stesse furono scelte con particolari intendimenti e criteri, cosa che invece di migliorare rende molto dubbia, a nostro parere, la rappresentatività del campione e quindi dei risultati ottenuti. Sarebbe molto azzardato fare delle generalizzazioni basandosi su dati così poco attendibili. In secondo luogo, forse proprio a causa dei dati poco soddisfacenti, ranalisi degli stessi ci pare sia stata eseguita in maniera piuttosto superficiale e generica. Non ci si spinge molto al di là di un confronto fra valori medi, raggruppando i dati secondo differenti criteri. Le conclusioni tratte sono perciò talvolta di dubbio valore, come quando, da uno sguardo ai valori medi per i rispettivi gruppi, si conclude che « tra le imprese esaminate quelle più colpite dalla inutilizzazione del lavoro sono risultate le piccole affittanze, le meno colpite le mezzadrie ». Se però si oss'erva l'appendice statistica si trova 115 · BibliotecaGino Bianco
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