salari e profitti; s~nza avvedersi che, in una economia pianificata, la questione è pressoché irrilevante (p. 239-40). Bisogna tuttavia riconoscere, per quanto l'autore non faccia nulla per chiarirlo, che attraverso le notizie riportate, si può ricostruire abbastanza agevolmente il quadro dello sviluppo economico sovietico e di quello cinese come fenomeni contrapposti. ~isulta che lo sviluppo dell'Unione Sovietica fu essenzialmente un>evoluzione di tipo cc classico », con una severa compressione dei consumi per fare posto agli investimenti; la Cina offre invece un esempio di sviluppo cc alla Nurkse >>, basato su miglioramenti organizzativi, senza ulteriore compressione del tenore di vita (l'esperimento delle cc comuni » rappresenta un tipico caso di accrescimento del prodotto totale reso possibile dalle economie di scala). Q11:andola pianificazione centrale fu introdotta in Russia, il paese era già lanciato sulla via dell'accumulazione, e disponeva di un surplus investibile, proveniente dal settore agricolo, che venne utilizzato per finanziare lo sviluppo industriale; la Cina, invece, che partiva da zero, dovette fare largo assegnamento su aiuti esterni per finanziare la prima fase di ac·cumulazione. Per la stessa ragione, mentre la Russia potè lanciarsi direttamente nella campagna per la creazione di una moderna industria pesante, la Cina, dove il tenore di vita era quasi ai limite della sussistenza, fu costretta a dare il massimo sviluppo al settore agricolo (sia detto incidentalmente, sembra che oggi anche la Russia sovietica abbia esaurito il surplus agricolo che aveva permesso di convogliare tutte le risorse verso il settore industriale; a quaranta anni di distanza, e ad uno stadio di sviluppo molto più avanzato, la Russia è stata portata in una situazione analoga a quella cinese, e questo spiegherebbe le recenti riforme dirette ad accrescere la produttività in agricoltura) . .La Russia non ebbe mai da considerare seriamente il problema demografico, e anzi trasse giovamento dalla possibilità di sfruttare le riserve di forze lavorative delle campagne; la Cina, invece, che partiva da un livello tanto più ·basso, e con un saggio di accrescimento della popolazione tanto più elevato, ha dovuto considerare seriamente la opportunità di introdurre una politica di controllo delle nascite, e solo in epoca recentissima, dopo i brillanti successi ottenut~ in agricoltura, si è avuta la sicurezza di avere finalmente spezzato il circolo, e ogni propaganda di controllo demografico è stata sospesa. In certo senso tutto questo anche se non detto è implicito nello scritto di S.L.; perché dunque egli si è lasciato sfuggire l'occasione e si è limitato a fare opera sostanzialmente descrittiva? Sembra quasi che il S.L., dopo aver dedicato lunghi anni allo studio delle economie capitalistiche e delle \ forme di mercato, ancora imbevuto di questa problematica, trovi difficoltà a distaccarsene, perfino in presenza di strutture radicalmente diverse. C'~ da augurarsi che egli allarghi la sua visione fino a cogliere l'aspetto saliente di tutte le realtà economiche, e non solo di quelle afflitte da concentrazioni oligopolistiche; perche allora egli potrà dare in ogni campo quegli egregi contributi che ha sapt1to dare nell'analisi delle economie capitalistiche moderne. [A. G.] 114 BibliotecaGino Bianco
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