problemi della struttura economica moderna: dalle ricerche sullo sviluppo delle economie capitalistiche, allo studio delle forme di mercato nelle odierne società industriali, alle indagini sulle grandi economie pianificate. Sylos-Labini ci offre ora una sintesi degli ultimi dieci anni di lavoro in un volumetto che raccoglie alcuni dei suoi articoli più significativi (Paolo Sylos-Labini, Economie capitalistiche ed economie pianificate, Bari, Laterza, Libri del tempo, 1960): E si deve dare il benvenuto a questa raccolta che rende facilmente accessibili, e opportunamente accostati, una serie di utili studi sull'economia contemporanea. Il volume si suddivide in tre parti, di cui la prima è 'dedicata a questioni teoriche; in questa sede ci soffermeremo in particolare sulla seconda e terza parte, ove sono contenuti i c~ntributi di economia applicata. L'aspetto più interessante degli scritti di S.L., e quello che vale a conferire ai suoi contributi una posizione di singolare distinzione nella letteratura economica italiana, è la stretta connessione fra riflessione teorica e osservazione empirica; purtroppo, come vedremo, questo fecondo accoppiamento è pienamente raggiunto solo nello studio delle economie capitalistiche, mentre si lascia alquanto desiderare nell'interpretazione delle economie pianificate. Cominciamo dagli studi sulle economie capitalistiche. Qui S.L. ha un suo schema di interpretazione ben preciso. La moderna struttura industriale ha portato con sé, secondo S.L., un'evoluzione decisiva nelle forme di mercato. Mentre il secolo XIX era caratterizzato da una struttura essenzialmente concorrenziale, il secolo XX ha· visto il sorgere e l' affermarsi delle grandi concentrazioni oligopolistiche, che hanno alterato profondamente il funzionamento dell'intero sistema. Le conseguenze derivanti dal passaggio da una economia di concorrenza a una economia di oligopoli, vanno molto _al di là di una alterazione nella formazione dei prezzi e investono il processo di formazione del reddito nazionale, riflettendosi sul progresso economico dell'intero sistema. Quando la concorrenza è la forrp.a di mercato dominante, i frutti del progresso tecnico si traducono per lo più in ribassi di prezzo; la domanda globale ne risulta così stimolata, e il livello del reddito nazionale accresciuto. Ben diverso è il modo in cui procedono le cose in una economia dominata da concenb·azioni oligopolistiche. Qui i prezzi sono essenzialmente rigìdi, e il progresso tecnico si risolve in maggiori profitti per le imprese che lo hanno realizzato; di conseguenza la domanda globale non viene automaticamente stimolata, e se mancano fonti autonome di espansione del mercato, l'economia finisce col ristagnare. « Nelle industrie più concentrate, scrive S.L., gli incrementi di produttività ... tendono a tradursi ... in aumenti di redditi monetari, a parità di prezzi, piuttosto che in diminuzioni di prezzi a parità di redditi monetari, come avveniva, almeno per parte cospicua, nel periodo del capitalismo di concorrenza. Aumentano i profitti, ... ed aumentano i salari, soprattutto nei rami più concentrati ... (p. 126). In queste condizioni, è organicamente necessario un supplemento di domanda, che nel lungo periodo viene fornito dallo Stato » (p. 131). Ne consegue, che il « problema della richiesta effettiva diviene il problema fondamentale dello sviluppo economico, quando i monopoli industriali sono giunti a dominare la vita economica di un paese » (p. 97). E 112 Bibliotec Gino • 1anco
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