( studio di Galantino. Essa è molto utile: l'argomento << turismo » è stato poco studiato in Italia e coloro che lo hanno studiato ne hanno scritto, più che in libri, in riviste e in relazioni, reperibili solo quando si disponga di indicazioni precise come quelle fornite da Galantina (e anche per i contributi degli studiosi non italiani, preziosissimi in questa materia, occorrono indicazioni precise: non è uno dei meriti secondari dello studio di Galantino averle fornite). Solo che, inspiegabilmente, non si trova citata, a fianco di quella di Arcuri di Marco sul turismo in Sicilia, anche la relazione della Fornaro - sempre al XVII Congresso Geografico Italiano - su « aspetti geografici del turismo nella regione peloritana ». Tale relazione, se tenuta presente, sarebbe stata certamente utile a Galantina per arricchire e approfondire le sue osservazioni sul caso, in parte eccezionali, ma in parte anche esemplari, di Taormina. Così pure non si trova citata, a questo proposito, la monografia che a Taormina dedicò Umberto Toschi ( « Taormina, un centro di economia turistica » - Memorie dell'Istituto di Geografia, Università di Bari, n. 1, 1936), che è stato il pioniere degli studi geografici sul fenomeno turistico; mentre, di Toschi, si trova adeguatamente citata la importante relazione sugli « aspetti geografici dell'economia turistica in Italia », tenuta al XVII Congresso G-eografico Italiano; e l'altra sulla determinazione delle zone turi- . stiche, che si legge negli « Atti del Convegno sugli aspetti territoriali dei problemi economici» (Bologna, 1952). [F. C.] WHYTE - A che punto è quella managerial revolution che alcuni lustri or sono, in un libro diventato giustamente famoso, J ames Burnham descrisse come fenomeno eminente della società contemporanea? La risposta ad un interrogativo di questo genere non è certo facile, e - per quanto ci risulta - nessuno ha fatto in data recente il punto sulla situazione. È tuttavia estremamente sintomatico che si abbia invece uno studio come questo di William H. Whyte (L'uomo dell'organizzazione, ed. Einaudi, Torino 1960) che Luciano Gallino ha meritoriamente ed accuratamente tradotto in italiano, e dal quale il mondo dei tecnici esce ripresentato in una luce nuova. I tecnici che Burnham vedeva come classe avviata verso il predominio sociale, e addirittura modificatrice del centro della sovranità, appaiono, infatti, nel libro del Whyte, come dominati essi stessi da una forza più grande di loro, e che solo in parte si può ricondurre alle imposizioni della grande finanza proprietaria delle imprese e delle società in cui i tecnici lavorano, poichè in realtà si tratta di una forza che risponde alla interna e spontanea dinamica della stessa impresa o società moderna, di ogni organizzazione che debba darsi dimensioni e strutture adeguate alla relatà contetmporanea. A dire il vero, il concetto di « tecnico » del Burnham non coincide del tutto con quello di « uomo dell'organizzazione » del Whyte; in qualche parte i due concetti sono complementari piuttosto che coincidenti. Ma anche così la ideale affinità di problemi (e non solo di problemiì che abbiamo ritenuto di poter delineare rimane e può giovare ad inquadrare meglio e a rendere più interes107 - BibliotecaGino Bianco
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