di cui si parla ai fini dell'attività turistica « possono piuttostò considerarsi zone turistiche potenziali ». E la considerazione fondamentale attraverso cui Galantina viene a confermare la conclusione di Arcuri di Marco riguarda la struttura alberghiera, che è quanto dire l'industria turistica principale. Perchè, se è vero che « l'industria turistica è multiforme, in quanto molteplici sono le forme di turismo attivo », onde giova parlare di « industrie turistiche », giova, cioè, più l'uso del plurale che quello del singolare, è anche vero che, tra le industrie turistiche, ce n'è una di carattere essenziale - rispetto alla quale le altre sono più o meno complementari - ed è l'industria alberghiera. Ora, dall'esame dei dati percentuali, emerge chiaramente che la Sicilia « scarseggia particolarmente di esercizi di media categoria, mentre ha un numero relativamente grande di locande e di alberghi di lusso » : troppo costoso per il turista medio di oggi alloggiare presso questi ultimi; troppo scomodo d' altra parte alloggiare presso le locande, quasi tutte di infimo ordine. La Sicilia, dunque, dal punto di vista della struttura alberghiera, non solo non ha anticipato, ma non ha nemrneno seguito i nuovi orientamenti del turismo, dei quali il Galantine fornisce nel primo capitolo del suo studio una rapida esemplificazione: turismo degli studenti, dei lavoratori, di affari, termalismo popolare, turismo sociale in genere ecc. Si dirà che, nei confronti di questi nuovi orientan1enti del turismo, tutta l'Italia meridionale, e in parte anche l'Italia centro-settentrionale, è in ritardo, con attrezzature per un turismo di altri tempi, di lusso, o addirittura priva di attrezzature. È vero: ma per la Sicilia il ritardo è più grave ed è stato misurato con precisione dall'Autore dello studio che qui si vuole segnalare all'attenzione degli organi competenti: « se in Sicilia la distribuzione degli esercizi alberghieri seguisse quella nazionale, dovrebbero esservi, in più, 13 alberghi di seconda categoria, 39 di terza, 56 di quarta, 2 pensioni di seconda e 56 di terza; mentre dovrebbero esservi in meno, 1 albergo di lusso, 9 di prima categoria, 3 pensioni di prima e 152 locande ». Abbiamo qui una chiara dimostrazione, dunque, della giustezza dei rilievi mossi recentemente da Bruno Pagani su « Mondo Economico » al comportamento « malthusiano » delle autorità e degli operatori turistici italiani: per cui si insiste nella cc tendenza a servire il mercato turistico vecchio stile (possibilmente con massimizzazione dei profitti su ogni unità turistica entrata nel paese), piuttosto che perseguire, o quanto meno accettare, anche se meno vantaggioso, il servizio alle nuove forme di turismo di massa ». Non si può non condividere quindi il giudizio sulla « necessità di un urgente riesame di tutte le impostazioni programmatiche nel settore del turismo e, in particolare, dell'industria turistica ». Questo giudizio vale in generale per la politica turistica nazionale; ma vale in modo affatto specifico per quella regionale, che ci sembra molto attiva (il che non sempre significa efficiente) nel campo della propaganda, ma confusa (quando non del tutto passiva) nel campo della creazione di adeguate strutture e infrastrutture. È proprio per la carenza di queste che il turismo siciliano segna il passo; e difatti Galantina, « senza avere la pretesa di formulare una diagnosi definitiva », afferma di potere « avanzare l'ipotesi » che cc il numero dei turisti an·i103 Biblioteca Gino Bianco
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