Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

dente dispregio dei concetti più alti, volger le spalle al calendario e lasciar che le cose andassero come erano sempre andate ». A prezzo di molto coraggio, la giovane letteratura, che fiorisce, stentata, ai margini della vita del paese, cerca di rompere la crosta della retorica di regime per parlare - così dice Juan Goytisolo - delle pi~cole cose della vita quotidiana. Ma è lavoro duro. Qualche maglia sembra di tanto in tanto allentarsi, ma poi l'irrigidimento ritorna. Una messa in suffragio di Luigi Sturzo, raccontava un giovane, reduce di recente da un viaggio in Spagna, ha dovuto celebrarsi in forma clandestina, secondo le norme della migliore tradizione cospiratoria. La seconda parte del libro di Garosci è forse più vicina alla nostra sensibilità, e soprattutto alla nostra esperienza. Non più l'enigma spàgnolo con i suoi contrasti, le sue insondabili profondità, ma l'atteggiamento della cultura internazionale di fronte alla guerra di Spagna. È un atteggiamento infatti che trova il suo denominatore comune in una impostazione ideologica lineare: il fronte spagnolo è un settore del più vasto fronte, senza confini della lotta internazionale contro un fenomeno internazionale di reazione e di oscurantismo, di oppressione e di guen·a. L_a situazione repubblicana si presenta ai loro occhi ~ è un' idea questa che ricorre in molti scritti - come un amalgama rovente dove le sco-- rie cadono e resta l'oro, gli aspetti sconvolgenti e magari ripugnanti della guerra civile e dello scontro armato e delle persecuzioni entro lo stesso schieramento antifascista finiscono con l'apparire momenti marginali, tributo necessario pagato alla situazione, mentre quello che resta è l'affermazione di libertà. Se si leggono, ha notato Garosci, i nomi degl'intellettuali che in ogni parte del mondo hanno solidarizzato con la Spagna repubblicana li si trovano simili ad indici ·di antologie o di storie letterarie, o ad archivi di passati e futuri premi Nobel. E parecchi di questi non si limitano a firmare manifesti, ma partecipano con le armi che son loro proprie alla campagna di denuncia della minaccia fascista, di chiarificazione nel1' opinione pubblica mondiale, alcuni di essi sono addirittura tra i combattenti. C'i sono i nomi famosi di Malraux, l'organizzatore della prima aviazione di fortuna, di Hemingway, di Simone Weil, di Orwell, che si batte tra gli estremisti catalani, del cattolico Bernanos, di Koestler, di Dos Passos ed altri ancora; ci sono i grandi giornalisti, da Kolzov, l' acuto e· amaro corrispondente della cc Pravda H, in contatto diretto con Stalin, a Herbert Matthews (un suo suggestivo libro, Esperienze della guerra di Spagna è stato edito da Laterza nel 1948), a Delmer, a Saint-Exupéry, a Delaprée, che nell'impresa lasciò la vita, alla duchessa d' Atholl, rappresentante del partito conservatore alla Camera dei Comuni; ci sono giornalisti e pubblicisti della emigrazione italiana e tedesca combattenti nelle Brigate internazionali. In accenni talora rapidi, a volte in brevi monografie Garosci traccia con mano sicura i profili dei suoi eroi, esprime i suoi giudizi con la forza di penetrazione che gli viene dal conoscere dall'interno quell'ambiente, dal sapere quali ideali, quali aspirazioni, quali speranze, quali sentimenti più o meno nobili si agitassero entro di esso, offrendo così un panorama vasto e ricco, dal quale non sono escluse neanche le voci, rade e fioche queste, della parte fascista. La sproporzione nell'adesione della cultura spagnola e mondiale tra le due parti in lotta è infatti enorme. Una carica ideologica esiste anche dall'altra parte, ma è 100 BibliotecaGino Bianco

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