cisa di uomini e di ambienti. Da essa però trae evidentemente origine lo stimolo di natura morale che Io ha spinto a seguire ininterrottamente i lavori di spagnoli e non spagnoli che si son venuti pubblicando sull'argomento e a dedicare alla sistemazione e allo studio del materiale raccolto una imponente mole di lavoro. Il suo resta però un libro da storico, dove non si calca mai la mano, non si càricano mai le tinte, non si indulge ai toni passionali, si impostano invece e si discutono problemi che è augurabile entrino nel circolo vivo della cultura storica e politica italiana. Il volume è composto ·di una lunga serie di saggi, in certa misura indipendenti l'uno dall'altro, che si sviluppano lungo due fondamentali filoni. Il primo quello dell'analisi critica, sempre filologicamente ferratissima e ricca di spunti originali e felici, della cultura spagnola degli anni della tormenta e di dopo, vista nelle sue tradizioni, nelle sue volontà e velleità innovatrici, seguìta attraverso le composizioni poetiche, la narrativa, le elaborazioni ideologiche e politiche, il tormentato postumo dibattito storiografico sull' « enigma » spagnolo che investe quella storia dal più remoto passato, e impegna studiosi come Américo Castro e Claudio Sanchez Albomoz (pp. 180208). Il secondo filone è quello costituito dall'esame degli atteggiamenti della cultura internazionale di fronte alla guerra di Spagna, e rientra in questo quadro anche un saggio, in appendice, sugl' intellettuali italiani. Sono due filoni di ricerca che si integrano a vicenda, considerando del fenomeno i due fondamentali asp·etti, il conflitto di fedi che non ha frontiere, e che si presenta in Spagna nelle sue forme più appariscenti e più crude, l'apporto che vi dànno gl'intellettuali spagnoli, caratterizzato questo dal98 BibliotecaGino Bianco l'ansia per un destino moderno del loro paese, quell' ansia che fa scrivere allo storico Vietar Alba che la Spagna « ha bisogno di riannodarsi al corso della Storia ... » (p. 127). Garosci inquadra la sua analisi nel moto di rinnovamento operatosi nella cultura spagnola sul . finire del secolo scorso, quando il paese, perso con Cuba, nella guerra ispano-americana, l'ultimo vestigio del proprio passato imperiale, vede le proprie energie migliori iinpegnarsi in una lotta che ha il fine di portare il popolo di Spagna al livello dei popoli civili d'Europa, sotto il segno di un liberalismo arditamente riformatore. Motivi assai diversi confluiscono in questo fermento di idee, ma e' è una caratteristica comune, di natura etica, l'impegno che gl'intellettuali portano nella battaglia politica, e che non si smentirà nei successivi decenni. La inesistenza di una· classe dirigente formatasi attraverso il libero gioco della lotta democratica, l'assenza totale di tradizioni di tal tipo, la natura delle strutture economiche e sociali ferme e cristallizzate ad un livello estremamente basso sono altrettanti elementi che portano il ceto intellettuale a colmare tutti i vuoti, ad esercitare una influenza grandissin1a, determinante su tutto quello che e è di più n1oderno nel paese. Saranno così gl'intellettuali a costituire il nucleo della classe dirigente democratica, portando con sè la debolezza del carattere riflesso e scarsamente autoctono delle impostazioni politiche, l'inesperienza, la incapacità di intendere certe manjfestazioni proprie della situazione spagnola, quale ad esempio la presenza di un imponente movimento di massa di ispirazione ortodossamente anarchica, e di saldare quindi le proprie aspirazioni ideali a quelle deUe masse popolari, le sole reali forze di rinnovamento di cui il paese disponga. Al-
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