Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

Purchè i carabinieri siano 1nessi in condizione di agire e di colpire dove si deve colpire, indipendentemente dalle protezioni politico-elettorali di vario ordine e grado che sistematicamente coprorio questo o quel datore di «preferenze>>. Il che non significa che si debbano· abolire le elezioni e che si debba mandare nell'isola u11,aedizione aggiornata del prefetto Mori, munita di pieni poteri e di mezzi coercitivi eccezionali; perchè non, esitiamo a. dire che rimedi come questi sono peggiori dei mali: significa, più semplicemente, che va affrontato il problema dei rapporti fra taluni ambienti politici e la mafia. Questo è, a nostro avviso, il punto focale della situazione siciliana. Che cosa ha fatto la nostra classe dirigente in tutti questi anni? C'è stata mai da parte degli ambienti governativi italiani e del partito di 1naggioranza l' inte·nzione di affroritare seriamente problemi come quello della mafia e della crimirialità? Per troppo tempo i maggiori partiti italiani, tra cui la D.C., arizicliè affrontare e combattere certe situazioni siciliane se ne sono lasciati dominare. Il calcolo elettoralistico è la chiave c1ie spiega tale singolare e aberrante condotta: c'è da rimanere sconcertati nell'apprendere quel che viene fuori da certe indagini della polizia e dall'andamento cli taluni processi di ambiente siciliano. Chi voglia documen,tarsi in proposito rion ha clie da s-f ogliare i giornali degli ultimi due mesi. La mafia, stando a quel che si scrive sempre più apertamente, domina la vita politica e le lotte elettorali di alcune zone siciliane: si parla di candidati della mafia nelle varie liste, di spartizione delle provincie in più feitdi, dominati ciascuno da una consorteria mafiosa e legati a questo o a quell'uomo politico. Si fanno perfino i nomi di parlamentari del partito di maggioranza e dei partiti di destra che si servirebbero per essere eletti dell'appoggio dei mafiosi. E nessuno ha smentito e querelato i giornali che tali nomi hanno scritto senza reticenze. È di questi giorni la notizia che il giudice istruttore del processo Tandoy, rompendo ogni esitazione,. lia convocato alcuni parlanientari ed espon.enti politici democristiani per interrogarli sul recente fatto delittuoso di Agrigento, del cui sfondo politico tutti sembrano orfflai convinti. Mai, per quel che ne sappiamo, si era giunti a tanto. Le autorità civili e gli ambienti politici italiani hanno ora il dovere di non chiudere gli occhi alla realtà e di agire anch,essi in maniera responsabile e decisa. Il Ministero degli interni metta perciò allo studio un piano straordinario di intervento e poi predisponga i mezzi per attuarlo (in materia di porto d'armi, per esempio, ci sarebbe molto da rivedere); e se necessario si riformi magari la legge elettorale, per lo meno quella delle 7 BibliotecaGino Bianco

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