stico, non disponendo infine dei vantaggi didattici di cui godeva110 le allieve delle suore, si trovava110 a combattere una battaglia senza speranza. La prova scritta in genere ebbe esito disastroso, fu un intreccio caotico di espressioni senza senso; dalla prova orale risultò che non sapevano leggere una riga senza frequenti errori di pronuncia, non salJevano riconoscere nè i tempi nè i modi dei verbi, traducevano i classici,. nel caso migliore, in modo meccanico mnemonico, senza far corpo col testo. Un punto però accornunava i candidati, qualsiasi fosse la scuola di l)rovenienza e il loro curriculum scolastico: nei loro cervelli la cultura classica era inesistente. Nessuno dei molti interrogati seppe dire chi fosse un << cavaliere » nella società latina (a proposito dell'oraziano cc caro cavaliere Mecenate »). Per alcuni giorni consecutivi chiedemmo a tutti chi fosse Mecenate, quale posto occupasse jn Roma: no11ne cavammo altro cl1e un generico cc era amico di Orazio » oppure cc era un imperatore »; cl1e fosse 1ninistro di Augusto 110n lo sospettavano affatto. Nessu110seppe dire per quale partito avesse combattuto Orazio a Filippi, nè cl1e cosa fossero, e cl1e cosa volessero i partiti democratico e aristocratico nella Roma di Cesare e di Cicerone, nè che cosa fossero le scuole di retorica· in Ron1a. La stragrande maggioranza non sapeva neppure che in Roma avessero avuto sèguitq dottrine filosoficl1e dette stoicismo ed epicureis1no, e che alcuni scrittori ne fossero stati influenzati; un candidato protestò affermando « fuori programma » la domanda: « quale dottrina filosofica è rintraccia bile nelle opere di Orazio » ( uno dei classici obbligatori per l'esame). Cl1iesi ripetutamente: Seneca fu seguace dello stoicismo o dell'epicureismo? Data la collocazione dei termini nella domanda, la risposta più frequente fu: cc dell'epicureismo ». Questo è poco in confronto alla quasi generale confusione degli autori e delle opere tra di loro. Non meravigli la cosa. Nelle nostre scuole (e soprattt1tto negli istituti magistralt ove al latino sono consacrate 2 ore settimanali in II, 2 in III, 3 in IV) si stu,dia non già la letteratura, ma il manuale di storia letteraria:; la lettura delle opere, o di brani di esse, sia pure in versione italiana, la si fa di rado, perchè in aula difetta il te1npo, e a casa gli studenti debbono badare a troppe materie perchè possano approfondirne qualcuna. Diventa quindi arduo, per giovani nei c.1t1alui na storia letteraria insegnata in siffatto modo non suscita alcun interesse, ricordare chi sono e che cosa scrissero Tibullo, Properzio, Persia, Lucano, Petronio, qiovenale, Marziale, i due Plinii gli autori cristiani; domandi loro di Giovenale e ti possono « recitare » 83 \ . BibliotecaGino Bianco
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