I • un arrotonda1nento delle parcelle. In breve la inia preoccupazione maggiore fu quella di scansar gente e di rendermi irreperibile nelle ore libere dagli esami. Scuola, cultura e ambiente. - La commissione di cui facevo parte doveva esaminare circa cento candidati alr abilitazione magistrale; di essi, una· quindicina erano privatisti, una trentina provenivano da un istituto parificato, i rimanenti erano allievi di due distinte classi di un istitt1to statale. L'istittito parificato (soltanto femminile) era su un'unica sezione; l'istituto statale invece contava una popolazione scolastica di circa 800 alunni (di cui 1/6 1naschi) distribuiti in otto sezioni. I professori di quest'ultimo erano 59 (non contando gl'insegna11ti di religione) di cui appena 9 di ruolo; anche la presidenza era affidata per incarico. L'inevitabile rotazione dei supplenti va tenuta presente, insieme alle altre cause più avanti indicate ove i voglia spiegare la situazione che descriveremo. Le allieve dell'istituto parificato appartenevano per lo più alla buo11aborghesia del luogo, restìa a consentire cl1e i propri fig]j si mescolino ai plebei nelle scuole dello Stato. Gli allievi dell'istituto statale i11 realtà proveniva110 in larga maggioranza da famiglie modestissime le quali, se si prende come criterio di Yalutazione il te11ore di vita del Nord, si potevano senz'altro dir povere; molti, per di più, provenivano dai comuni rurali dei dintorni, dove la vita ristagna da secoli. Se ne videro tosto le conseguenze 11ellalingua italiana. Mentre le cc cittadine » allieve delle st1ore si esprimevano in modo passabile quanto a grammatica e sinfassi, gli altri in gran parte, usavano un linguaggio scorretto, approssimativo l)Overissimo. Non solo ignoravano il significato di vocaboli un po' meno consueti, inco11trati leggendo i classici e i manuali ( « veterano », « indigeno », « inedia», « giudeo »), ma parlavano con tale improprietà da costringere l'esaminatore ad uno sforzo non piccolo di ermeneutica per capire i concetti che volevano esprimere. La sintassi era applicata a casaccio; molto f~equenti gli errori nell'uso del gerundio (per cui cadevano in continui anacoluti, inversioni di soggetto, passaggi arbitrari ed errati dall'attivo al passivo e viceversa); frequentissimo lo scambio dell'indicativo col congiuntivo e del congiuntivo con l'indicativo, il che dava l'impressione di ascoltare una specie di gergo, mescolanza di lingua e di dialetto. La confusione delle idee, aggravata dalla confusione del lessico, giungeva a form~ inverosimili con la confusione 81 -Biblioteca Gino Bianco
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