Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

sul luogo del lavoro. Coloro non mi conoscevano; mobilitarono allora parenti ed amici che a lor volta furono invitati ad indagare presso parenti ed amici. Al terzo anello di questa catena di sant' Antonio fu raggiunto un mio collega, che appena mi conosceva; benchè riluttante, costui fu costretto a telefonarmi, e naturalmente, perchè scusassi la richiesta ridicola, mi ragguagliò sull'affannosa inchiesta nel cui buon esito pareva impegnato l'onore di più famiglie. Il caso mi apparve inizialmente un caso-limite; più tardi, giunto nella sede assegnatami, mi convinsi invece che ben poteva essere citato quale esempio illuminante di una mentalità radicata e diffusa. Persone per altri rispetti meritevoli di ogni stima, equilibrate, serie, oneste, erano convintissime che non solo nella loro regione, ma « nel mondo » nulla si può ottenere senza un appoggio compiacente; che il merito personale non serve a nulla, nea11cl1e per ottenere il dovuto 11eicasi più semplici e più ovvi; che la parola cc diritto » non ha valore se non c'è il protettore che lo fa valere, e naturalmente, in questo caso, l'aver diritto è cosa del tutto superflua. Quando obiettavo che in regime democratico e di libertà di stampa chiunque può far valere i suoi diritti (almeno i diritti civili) e reagire ai soprusi, purchè lo voglia, mi guardavano in silenzio come se non comprendessero, oppure sorridevano scetticamente. Nè credevano quando dicevo che in una società moderna vi sono forze organizzate - partiti, sindacati, associazioni, con i rispettivi organi di stampa - pronte a battersi non perchè alla loro testa v'è Tizio che vuol fare un favore personale a Caio che è suo « cliente », ma per difendere un principio - umano, o politico, o giuridico - offeso nella persona di Caio, fino a ieri a loro del tutto sconosciuto. Ho trovato i11 mezzo al ceto colto, alla classe dirigente locale, individui convinti per esempio che i concorsi statali nazionali, sulla cui regolarità complessiva nemmeno i critici più severi possono onestamente sollevare dubbi, siano invece fondati sul favoritismo; che per vi11cerli occon·a la cc raccomandazione »; che chi li ha vinti debba il successo cc a qualcuno ». Quasi nessuno, si direbbe, fa affidamento sulle sole sue forze o sulla forza che deriva dal proprio diritto; quasi tutti sembrano attendere il miracolo dal potente che si è benignamente compiaciuto di accordare loro la sua non disinteressata protezione . . È indubbio che questa mentalità da soggezione feudale è conseguenza di fatti reali, di intrighi che si intrecciano veramente, della corruzione diffusa; ma è altrettanto in.dubbio che essa contribuisce 79 ' . Biblioteca Gino Bianco

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