per le campagne, ai te1npi della vendemmia. Quando i produttori sono restii a ve11dere perchè vogliono realizzare un prezzo più alto, ecco che gli intermediari si passa110 la voce: non si compra·, aspettiamo domani. E si aspetta: giorno dopo giorno fino a quando il povero proprietario è costretto a vendere quanto l1a nel suo podere ai prezzi dettati da questo nt1ovo tipo di u mafia organizzata » che si sposta dai grandi mercatj · generali alle campagne del Mezzogiorno. Da 11oi l'organizzazione agricola collettiva dei privati è care11te e 110n esistono molte località con depositi, grandi cantine, oleifici, ove il prodotto possa attendere fino a cl1e il mercato accenni al rialzo. O il vino si vende subito, o si rischia di buttarlo a pocl1e decine di lire perchè 110n si ha dove metterlo, e e'è sovente la vecchia produzio11e a11cora da s1naltire. Ha ben ragione il prof. Decio Scardaccione, che dell'E11te Rifor1na· cli Puglia è il Direttore Generale, c1uando afferma che cc gli i11termediari 110nsolo fanno propri i redditi derivanti da atti ità connesse con l' agri- - . coltura, ma manipolano i prodotti in ma11iera' tale da far perdere loro il valore e le caratteristicl1e origiriali. 111gra11 parte il fenomeno della sofisticazione dei vi11iè favorjto dal fatto che la vinificazione delle uve, ]'imlJottigliamento dei vini e la distribuzione degli stessi sono in mano a categorie economicl1e 110nagricole. Qt1ando, ad esempio, l'olio d'oliva iene miscelato con olii di se1ni o co11olii derivati dalla esterificazione cli grassi animali e si crea un tipo al quale il consumatore si a•bitua si determina t1n deprezzamento del valore dell'olio d'oliva originale. Offrendo invece al consumatore l'olio puro o vergine d'oliva ed educanclolo a questo tipo di olio, esso, pur di co11st1mareolio buono, lo pagherebbe di più ». Sono di questi ultimi anni i casi del grano duro, pagato al momento del raccolto L. 8.000 e L. 7.000 ris1Jettivamente per le varietà cc Cappelli ·)> e « Grifone », e salito a clistanza di u11solo mese, rispettivan1ente a L. 8.800 e L. 7.800, solo che si sia riusciti a ferrnare in 1nano al produttore il gra110, togliendogli l't1rgenza della vendita, e quello dell'uva' da tavola ve11duta sul rnercato di Torino a 30-40 lire al chilo all'ingrosso, solo perchè i11quella giornata erano giunti su quel 1nercato quantitativi i11eccesso di uva, mentre due giorni dopo, diminuita l'offerta, il prezzo tornava alla normalità. È chiaro che questa situazione, esistente per lo più nell'agricoltura privata, non la si poteva lasciar sussistere anche nella nascente agricoltura della riforma. Afferma a11cora Scardaccione che cc è stata avviata in forma collettiva la trasformazione di quei pro·dotti, per la quale nè l'azienda contadina nè la media azienda dispongono delle attrezzature 72 BibliotecaGino Bianco
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