Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

restate inevase perchè la: intera superficie espropriata era limitata e la terra, come diceva Rocco Scotellaro, cc non figlia » . Vale qui la pena di soggiungere che in relazione al rapporto fra terra disponibile e domande di assegnazione, è stato favorito il fenomeno delle migrazio11i, per lo più nell'ambito della stessa provincia, ma anche fuori di essa, come nel caso del litorale jonico-lucano, lungo il quale alcuni comuni, Montalbano Jonico per esempio, hanno visto accolte al cento per cento le domande degli aventi diritto mentre sono già avvenuti trasferimenti dalle zone dell'Alto Potentino, nelle quali la· presenza di forti nuclei di coltivatori diretti ostacola gli sforzi in atto per una idonea ricomposizione dei possessi. Fino ad oggi si sono avute 326 retrocessioni, 50 abbandoni volontari e 240 estromissioni per inadempienze contrattuali. Complessiva1nente, quindi, 616: pa·ri al 3,8 % delle assegnazioni effettuate. Il problema nelle regioni in esame è adesso questo: risolto l'assillo di poco più di trentamila famiglie (ad una media di cinque componenti, sono 150 persone che hanno il minimo vitale per vivere) resta il grosso intoppo di oltre centomila contadini e braccianti senza terra che dovranno lavorare. Ed ecco come subentra l'aspetto, molto interessante, dell'industrializzazione dell'agricoltura e del sorgere di fabbriche che attirino i contadini nelle città, offrendo loro la possibilità di imparare un nuovo mestiere ed inserirsi nel ciclo della produzione. Vista oggi l'opera di riforma è degna di attente meditazioni: intanto va subito detto che l'aver espropriato terre feudali, l'averle date ai braccianti non è stata soltanto, e guai se lo fosse stato, opera alta1nente sociale. Oggi essa si rivela come seria opera economica con ba•si produttivistiche cl1e non ha l'uguale. La terra che forniva una produzione lorda vendibile di 50.000 lire per ettaro si avvia a darne 350.000 per ettaro. Il grado di attività delle campagne è passato da 8-10 giornate lavorative per Ha ad oltre 120 giornate, a seconda della' coltura che vi si pratica. Il carico di bestiame, da quintali 0,50 per Ha, spesso ha-raggiunto i due quintali e si prevede che debba salire, nei poderi irrigui, ad oltre un capo grosso per ettaro. Sono state molte le difficoltà incontrate in campo zootecnico soprattutto per il classico e tradizionale ordinamento della'. produzione negato ad o~ni sviluppo di un settore tanto importante. Oggi sono ormai circa 9.000 i bovini e raggiungono un carico zootecnico pari ad oltre un quintale per ettaro di superficie appoderata. I bovini sono visti anche come macchine trasformatrici di prodotti e sottoprodotti aziendali: le 69 ' ibliotecaGino Bianco

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