nuazione, ai danni della reputazione dell'isola, e magari u,n attentato all'autonomia regionale. Ma se f atteggiamento di questi ultimi può in qualche modo spiegarsi chiamando in causa lo spirito di campanile, niente giustifica l'atteggiamento delle autorità civili e del cardinale: del quale si deve dire che gravissime sono state le sue dichiarazioni al corrispondente del « Messaggero >>; che non convincente è stata la smentita; che sintomatica è stata la sottovalutazione dell'attività criminale della mafia da parte di chi si è più volte proclamato ammiratore del frarichismo e fautore dell'apertura a destra. Questo dell'atteggiamento delle autorità civili e religiose è, a nostro avviso, lo scandalo maggiore che viene fuori dai fatti siciliani; ed è anche la causa principale del perdurare della situazione che si è denunciata. Fino a quarido vi saranno siciliani che si ostineranno a negare i mali estremi dell'isola, invece di combatterne la cliffusio·ne, tali mali dovranno infatti fatalmente aggravarsi, qualitativamen.te e quantitativamente; ma spetta alle autorità affrontare decisamente la situazione, riportare sicurezza e tranquillità in certe zone che r più di tutte ne hanno bisogno, perchè si trovano per la prima volta impegnate in uno sforzo di a1nrnoclernamento delle proprie strutture produttive e di industrializzazione. Il perdurare della situazione attuale nelle provincie della Sicilia occidentale rischia infatti di annullare i progressi compiuti dalla regione in og·ni campo delle attività economich.e. È di questi giorni la posa della prima pietra del nuovo grand'ioso stabilimento petrolchimico dell'ENI a Gela. L'ing. Mattei ha detto giustamente che l'iniziativa dell'azienda di Stato potrà operare u·n rivolgimento non solo delle condizioni econorniche della zona, ma anche del costume, delle abitudini, della mentalità degli abitanti. Tutto ciò è vero in li-nea teorica. Ma noi sappiamo che, se non. viene estirpata alle radici, la criminalità organizzata può trasformarsi ed adattarsi al nuovo ambiente, assumere le forme ancora più pericolose e clannose del racket, a danno degli imprenditori e degli operai. Noi sappiamo che le nuove iniziative industriali sorte in questi ultimi arini ·nell'Agrigentino non hanno contribuito a migliorare l'ambiente politico della zona, non hanno eliminato il terrore o intaccato il predominio delle consorterie mafiose; sappiamo anche che per la Sicilia tutta intera restano aperte due strade, per dirla con François Bondy: quella che potrà portarla molto avanti nel progresso, innalzarla alla condizione di un nuovo Texas, e l'altra che potrà ridurla alla condizione di un qualunque rissoso paese mediorientale, dominato dai privilegi e da una classe· politica corrotta e sopraffattrice. 5 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==