Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

PROPOSTE E COMMENTI Le prospettive economiche della montagna Tre anni fa, studiando l'andamento dell'esodo rura'le in Piemonte ( cc Il Piemonte e l'esodo rurale », Nord e Sud, settembre 1957), e quello alpino in particolare, avevamo denunciato l'ipocrita ottimismo di tutti coloro i quali indicando nei montanari i principali responsabili della « degradazione » della montagna, dicl1iaravano possibile una forte ripresa dell'economia montana purchè i montanari si dessero da fare, e soprattutto 11011abbandonassero i loro paesi. Scrivevamo: « È vero cl1e la mecca11izzazio11e,spinta fin dove sia possibile, la ricomposizione fondiaria razionalmente studiata e attuata, la cooperazione modernamente intesa e attuata, l'allevamento del bestiame 11eimodi in cui viene praticato, ad esempio, in Svizzera, permetterebbero probabilmente una ripresa dell'economia montana: capace di attenuare la distanza cl1e la separa dall'economia di pia11ura. Ma poi la ripresa dell'economia· non sarebbe cl1e un aspetto della trasformazione della montagna; giacchè, senza un contemporaneo sforzo, ancl1e questo di gigantesche proporzio11i, per portare strade, mezzi di trasporto, edilizia; attrezzature di pubblica utilità, servizi sanitari, servizi scola·stici, ecc., a un livello analogo a quello in media raggiunto dalle popolazioni nel resto del paese, seguiterebbe a sussistere quella profonda disparità nelle condizioni di vita che l1a reso e rende sempre più insopportabile ai montanari la permanenza nei loro paesi; e conti11uerebbe quindi l'esodo verso il piano ». Per questo sforzo, osservavamo, occorrerebbero investime11ti inge11tissimi a lunga1 scadenza, che sono al di là delle possibilità degli abitanti delle valli alpine, fatte pocl1e eccezioni. E che anche al di là delle possibilità dello Stato, il quale per la legge del 1952 a favore della montagna, stanzia poco più di dieci miliardi all' a:nno per tutta la montagna italiana. Concludevamo perciò che « constatata la manifesta impossibilità Biblioteca Gino Bianco

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