II. - Se l'ulteriore rapido progresso quantitativo e qualitativo delI' agricoltura calabrese è prevalentemente conseguibile nelle ristrette zone di alta suscettività e se, pertanto, il massimo sforzo va concentrato su di esse, ciò non può significare abbandono della rimanente agricoltura, della qua'le ancora vive una porzione cospicua della popolazione calabrese e dal cui migliore assetto dipende in gran parte la conservazione delle risorse naturali della regione. L'esperienza di questi anni e l'attenta valutazione dei processi e delle tendenze evolutive in atto obbligano, tuttavia, a rivedere - anche in questo caso - gli indirizzi della politica finora seguita, ossia a mutar l'accento nei piani di intervento. Se - come è ormai dimostrato - il rendimento delle colture agricole resta in queste terre modesto anche dopo gli interventi miglioratori e di conseguenza i capitali e il lavoro umano hanno la prospettiva dei bassi compensi anche per l' avve11ire, è errato volervi instaurare o conservare ordinamenti che comportano forti impieghi unitari degli t1ni e dell'altro. I piani di intervento - anche a costo di demolire in parte quel che con tanta fatica si è costruito negli anni recenti sulla base di una diversa prospettiva, della quale tutti siamo stati erroneamente prigionieri - vanno nettamente orientati: •1) sul sistematico incoraggiamento e su di una conseguente azione di assistenza dell'emigrazione conta·dina; 2) sul graduale abbandono delle coltivazioni sui terreni più poveri ed impervi anche mediante una sistematica politica di acquisti da parte dello Stato con eventuale destina•zione all'Azienda demaniale delle foreste; 3) sulla graduale realizzazione di piani di riordinamento fondiario non appena lo sfollamento delle campagne consentirà di realizzarli col resultato di un aumento delle ampiezze aziendali e di una estensivazione degli ordinamenti colturali; 4) sulla trasformazione fondiaria delle 11oche terre suscettibili di più alti rendimenti (particolarmente in relazione a piccoli impianti irrigui o a condizioni particolarmente favorevoli alle colture arboree) purcl1é i costi risultino stabilmente proporzio11ati ai ricavi; 5) su di una organizzata ripresa degli allevamenti zootecnici, nella misura in cui l'esodo delle popolazioni, l'abbandono della coltura e la espa11sione dei pascoli la rendano possibile. Nella maggior parte dei casi questi obiettivi sono attualmente 62 Biblioteca Gino Bianco
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