ortofrutticole, sulla coltura della vite e dell' olilvo e sulle produzioni zootecniche intensivamente condotte. L'analisi della composizione della produzio11e agraria lorda della regione dimostra come oltre il 50% di essa sia costituita: dai primi due gruppi di prodotti e come il terzo rappresenti un altro 30% della produzione stessa. Se questo calcolo fosse rifatto con riferimento a quei 450.000 ettari, che rappresentano in senso lato le terre ricche della Calabria, si vedrebbe come, da un lato, la· maggior pa1te di quelle produzioni si concentri in queste zone e come, d'altro lato, le produzioni ortofrutticole e quelle della vite e dell'olivo rappresentino in esse il 70% della produzione, mentre cl1e un altro 20% vi è già rappresentato dalle produzioni zootecnicl1e. Una elementare conoscenza delle caratteristiche di queste produzioni insegna'. come sia per esse possibile conseguire notevolissjmi migli.oramenti quantitativi e qualitativi applicando procedimenti tecnologici ed organizzativi, che caratterizzano altrove l'agricoltura moderna. La strada da percorrere è, perciò, lunga nei loro riguardi. Tutti sanno, infatti, che in Calabria si è appena agli inizi della piena utilizzazione agraria dei nuovi impianti di irrigazione; cl1e molti dei nostri impianti arborei sono antiquati ed eterogenei; che la lotta contro i parassiti vegetali ed animali è defìcientissima; cl1e i metodi di raccolta, di trasformazione industriale, di selezione e valorizzazione commerciale dei prodotti della viticoltura ed olivicoltura calabrese, della sua· agrumicoltura e delle crescenti colture ortofrutticole so110 ancora tutf altro cl1e soddisfacenti; e cl1e, i11fìne, per queste colture, fortemente dipendenti da un mercato sempre più esigente in fatfo di qualità e di uniformità dei prodotti, la polverizzazione delle imprese, la primitiva organizzazione del sistema distributivo, la eterogeneità degli impianti e delle produzioni sono particolarmente da11nose. Se tutto questo è vero, come è vero, in queste terre migliori bisogna decisamente puntare verso la soluzione dei problemi essenziali, spostando l'accento delle opere pubbliche ai processi complessivi e delicati del miglioramento qualitativo delle produzioni intensive in atto e della loro ma:ggiore espansione. Si parla oggi finalmente in fatto di industrializzazione di concentrare lo sforzo in poche zone industriali, suscettibili di alto sviluppo. Bisogna avere il coraggio di fare lo stesso nei riguardi di queste zone agricole, con analoga suscettività. 61 iblioteca· Gino Bianco
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