Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

effettuare un, indagine urgente per determinare l'ampiezza, ricercare le cause e indicare rimedi idonei su un fenomeno (varie forme di abigeato) che in alcune zone dell'Italia meridionale e delle Isole, con il suo accentuarsi, non soltanto no·n potrà stimolare lo sviluppo del patrimonio zootecnico, ma potrà rivelarsi come una grave insidia alla conservazione di quello già esistente, con particolare disagio dei pastori e coltivatori meno abbienti ». Di tale risposta (che ci sembra esauriente nell'insieme) merita di essere approfondito qualche pu11to rispetto alla situazione sarda. È abbastanza noto che l'abigeato costituisce cc una tipica manifestazione criminosa » delle zone sopra citate, dove esso colpisce più duramente appunto i pastori e i coltivatori meno abbienti: sia perchè questi, a parità di difesa da parte dei pubblici poteri, non dispongono di quella, dispendiosa, che i privati benestanti si costituiscono di proprio; sia perchè, ad esempio, per un contadino la perdita di due buoi da lavoro, sua cc macchina » e suo capitale accumulato in anni e anni di lavoro servile, si risolve nella rovina della sua piccola azienda. A chi il primato dei furti di bestiame registrati in tutto il territorio nazionale per il 1959? cc La metà circa si verificò in Sardegna: n. 1266 sul totale di 2795 ». Dati ufficiali si badi, inferiori, almeno per la Sardegna, agli effettivi: dal totale dei furti registrati mancano infatti quelli sfuggiti alla statistica (del resto la risposta ministeriale lo ammette) per il semplice motivo che in non pochi casi i derubati preferiscono alla• denuncia regolare l'agire alla chetichella con private iniziative e trattative segrete di riscatto o di recupero. Comunque, la cifra ministeriale è impressionante. Potrà essere di qualche consolazione - come nelle disgrazie che si accaniscono sopra un solo tetto - che il furto del bestiame possa apparire il male minore (in quanto trasferimento di proprietà) rispetto al male maggiore, oggi meno frequente per fortuna che nel passato : lo sgarrettamento o la strage del bestiame per vendetta (distruzione di ricchezza). Ma è ovvio che bisogna combattere senza tregua la malattia allo stadio 1neno grave, tenendo conto che l'altra, la distruzione di ricchezza, si verifica quando il furto semplice o la ra1)ina - indipendentemente dal valore della cosa rubata - offenda quel particolare patrimonio che è l'onore: in quei casi cioè che gridano vendetta (ad esempio: la sottrazione di un capo di bestiame destinato al neonato o all'orfano) e che si trovano elencati nel libro: cc La vendetta barbaricina, come ordinamento giuridico », di A. Pigliaru - libro, di cui questa rivista s'è già occupata nel n. 64 dello scorso aprile. Da sottolineare il termine malattia riferito all'abigeato in relazione ai fattori sociali, economici e topografici. Se non esistesse il pastore nomade che mangia male e dorme per terra (condizione inferi ore spesso a quella stessa del suo bestiame, almeno per il cibo) - se la pecora non fosse, appunto, nomade anch'essa e sprovveduta d'un tetto o d'un ricovero chiuso - se la rete stradale fosse sufficiente - se le 51 .... •Biblioteca Gino Bianco

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