Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

in dollari statunitensi, che sono ormai la unità di misura usuale nei con1 fronti internazionali, il reddito per abitante nel Mezzogiorno equivale a circa 270 dollari) contro quasi 600 nel Centro-Nord. Questa cifra riassuntiva è sufficiente a inquadrare le posizioni rispettive delle due ltalie. Il Centro-Nord si colloca all'incirca alla pari con i Paesi Ba·ssi o la Germania Occidentale, mentre il Mezzogiorno si allinea con la Grecia, jl Portogallo, o la Turchia. I consumi privati nel Mezzogiorno sono passati da 1.871 miliardi nel 1951 a oltre 3.000 miliardi nel 1959, con un incremento di circa il 61 per cento. Tuttavia la composizione dei const1mi permane quella tipica di una economia arretrata. I generi alimentari rappresentano il 57 per cento dei consumi globali; questa percentuale mostra soltanto una lieve tendenza alla· din1unizione nel corso del decennio (nel 1951 era pari al 59 per cento). La sostanziale stazionarietà della quota destinata a consumi alin1entari rappresenta tuttavia un indice significativo del grado di povertà in cui versano tuttora le regioni meridionali. Incrementi notevoli hanno registrato, sempre nel campo dei consumi, le spese per trasporti e comunicazioni, che sono aumentate del 140 per cento, e le spese igienico-sanitarie, con un incremento del 118 per cento. L'energia elettrica consumata nel Mezzogiorno non raggiunge ancora i 200 kwh annui per abitante, il che rappresenterebbe una cifra inferiore perfino a quelle registrate per la Spagna o la Jugoslavia (vi è tuttavia da notare che i consumi di energia indicati nella Relazione della Cassa s0110 inesplicabiln1ente inferiori a quelli che risultano dall'ulti1na Relazione dell'Anidel, secondo cui nel 1958 i consumi di energia elettrica per abitante sarebbero stati di kwh 260 nel Mezzogiorno e di oltre 1.100 nel Centro-Nord). In che misura i diversi settori contribuiscono alla formazione del reddito nel Mezzogiorno? Prendiamo sempre i dati dell'anno più recente, il 1959. L'agricoltura è in testa con il 36,3 per cento del prodotto netto privato; segue l'industria con il 32,2 per cento, e infine le attività terziarie con il 24,4 per cento. Le attività agricole sono ancora il nerbo dell'economia meridionale, mentre il progresso dell'industria, almeno in termini relativi, appare piuttosto moderato. Consideriamo queste cifre: nel 1951, il ·contributo del settore agricolo alla formazione del prodotto netto privato era del 45,6 per cento, quello dell'industria del 28,5 per cento, quello dei servizi del 28 4 per cento. Confrontati con le cifre corrispon- · 27 iblioteca Gino Bianco

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