residua capacità dazione politica delle forze di democrazia laica. Percl1è la situazione esige la « rottura » e i dorotei sono l' « antirottura' » . Diremo un giorno, probabilmente, cl1e l'immobilità dorotea ha messo in crisi l'Italia, o diremo che la scelta dorotea non è stata felice. Ma se, per avventura la 11ostra democrazia non ritroverà gli elementi per confermarsi vitale, deve esser chiaro fin da adesso che il cc momento doroteo », espressio11e del cc sistema » democristia110, 110n esime tutte le altre forze politiche, cultt1rali economicl1e, non esime, insomma, la classe dirigente nella sua quasi totalità dalle sue respo11sabilità. È un argon1ento trattato molte volte, approfo11dito in ogni dettaglio. Ma sarebbe poco onesto, in questa trattazione, 110n riaffermare cl1e i dorotei c'entra110 in tutto, ma c'entrano a11cl1egli altri. 111realtà (e lo si e visto attraverso alcuni aspetti margi11a1i al for1narsi del momento doroteo che le pocl1e note a questo articolo hanno ricordato) troppe cose, in Italia, giustificano i dorotei e favoriscono lo sbocco salazariano. Il mondo cattolico, in tutta la sua articolazione, non è certo il responsa·bile del regin1e di segretezza qt1asi faraonica cl1e distingue la de1nocrazia italiana in 1nolte sue estrinsecazioni: quando l' on. De Nicola abbandonava la Corte Costituzio11ale e si ri:611tava di dire all'opinione pubblica 1Jercl1e aveva· riten11to di rassegnarsi a una rinuncia così grave, la nostra classe dirigente non l1a sentito il dovere dì cl1iamare il paese a 1)re11derconoscenza della 11atura dei contrasti: materia di disputa· e dj arrange1nents al vertice; qua11do, dopo la Resistenza, si è te11tato di accreditare il mito della bella e pulita e nobile e progressiva Italia del pr f ascis1no, la nostra classe dirige11te non ha avuto il coraggio di dire J a verità, e di invitare il paese a· 110n cullarsi in 1)ericolose illt1sionì a 110nsperare in t1or11inimagici, a non imbalsamarsi 11elculto di u11passato mal conosci11to e capace, come s'è visto, di frenare gli impulsi verso l'avve11ire; quando De Gasperi cominciò a· piegarsi ai primi cedimenti cli fronte al 11eofascismo, la nostra classe dirigente non ebbe niente da obiettare· quando Ei11audi, maestro insigne, chiamò Pella a formare un governo, nel '.53, e lo fece senza consultazioni, creando t1n precedente, imponendo nella sosta11za u11a visione tt1tta personale delle cose, ridl1cendo al puro aspetto economico (11el senso di una politica di bilancio) una situazione politica che era giunta a un momento di te11sione, non ci si levò con l'energia necessaria a: protestare, si criticò la soluzione episodica data a « una » crisi politica, si lasciò che il paese~ ingannato~ credesse jn Pella, e lo seguisse in una 24 BibliotecaGino Bianco
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