Il fatto è che, assunte le leve di comando, la corrente di Fanfa11i si limitò ad operare una scelta programmatica, a lanciare il piano Vanoni, sperando in una soluzione senza urti, cauta e progressiva dei problemi di fondo 6 • Attraverso questa soluzione doveva poi venire, quasi automatico, il rinnovamento della struttura della nostra società e della natura: dello stesso partito democristiano. Era un, operazione di vertice, di sostanziale ispirazione oligarchica. Il suo merito stava nel fatto cl1e appa·- riva la sola possibile, mentre le destre si organizzavano da una parte, Yestrema sinistra si rafforzava dalr altra, i liberali, con Malagodi, si arroccavano su posizioni economicistiche a oltranza e i socialdemocratici consumavano tutto il loro vigore polemico e d'iniziativa nella discussione sui fermenti autonomistici del PSI. Il suo difetto stava in questo: che dava respiro al « sistema » democristiano e consentiva alla classe dirigente di seguire Fanfani fino al limite della revisione delle strutture sociali. Comunque, si creò, intorno a Fanfani, un nuovo n11cleo dirigente. Esso :1on denunciava il vuoto ideologie~ della « prima generazione » democristiana, risultava anzi pi11ttosto preparato. Ma veniva anch'esso dal « sistema », era espressione di una dissidenza: interna al cc sistema », e, sostanzialmente, ne adottava i metodi, applicandoli con 1naggiore acco1tezza e con minore rigidità. Le elezjoni del ,58 furono un s11ccessoper la Democrazia cristiana·, furo110 u11effettivo insuccesso per Fanfani, e dimostrarono, con i loro risultati, a considerarla oggi, cl1e la Domus Mariae era fatale. Gli elementi fondamentali del cc sistema » sopravvivevano : l' esistenza di una classe dirigente costituitasi come casta inamovibile; jl colato mondo cattolico, esponeva i quaclri del partito alla pressione continua di forze organizzativamente estranee, o addirittura presentava il pericolo di far degenerare il partito stesso in 1:1nafederazione di gruppi di potere. 6 Il Piano Vanoni poteva rappresentare una piattaforma efficace nella sua formulazione iniziale e in uno spirito di rigorosa e inh·ansigente austerità. Chi scrive ricorda che quando, nel '54, \7 anoni presentò il suo Piano all'OECE, a Parigi, e ne ebbe accoglienze sinceramente favorevoli, il 1ninistro era il solo che si mantenesse scettico e riservato nel generale entusiasmo. Chi scrive domandò a Vanoni se creiesse possibile il realizzarsi in Italia delle condizioni per l'attuazione del Piano, e il ministro, senza esitare, rispose: « No, con una classe dirigente come la nostra, no. Noi abbiamo assolto ad un dovere di coscienza, ma sappiamo che il paese, che nessuno esorta alla discjplina economica, non capirà». Possian10 testimoniare che Vanoni dava un'importanza concreta, invece, al fatto d'aver cr'eato un nucleo di giovani sensibili ai proble1ni che gli erano a cuore, capaci di « pensare » un Piano e di stenderlo. Di questo risultato egli era molto fiero: cc prima non c'era niente, egli ci disse, ora c'è qualcosa >i• 18 BibliotecaGino Bianco
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