Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

cazione culturale della sinistra era intanto fallita. Era fallita nel se11so che essa conservava, ideologicamente, l'egemonia del partito (La Pira definì la· sinistra cc l'ala pensante del partito ») ma era troppo avanzata per la società italiana e la Democrazia cristiana, che a11dava per la propria via. Dossetti s'era ritirato in convento. La Pira si me~teva fuori legge esercitando le funzioni di sindaco a Firenze. Per la sinistra, che non cessava d'essere integralista era la grande diaspora degasperiana. Il sistema che nel '53 si trovò minacciato era il sistema del sostanziale immobilismo al vertice (la crisi del ce11trismo, deter1ninata dalla sinistra la'ica, nasce dalla co11sapevolezza di questo immobilis1no ), del vuoto ideologico, della rinuncia ad ogni prospettiva, del cc 1nilazzismo bianco » alla periferia e della clericalizzazione di fatto delle componenti essenziali della D. C. Su queste basi d'improvviso, fu chiaro che non si poteva so1Jravvivere. È a questo punto che il partito si rivela doroteo: la sinistra, colmando il vuoto ideologico al vertice non riprese i propri temi di fondo; li adattò, snaturandoli non alla situazione cl1e si profilava, ma a quella cl1e era in crisi. Accolse co1ne uno « stato di necessità » un sistem~ cl1e altrimenti rischiava di 1norire. Evitò l't1rto, la chiarificazione, la presa di coscienza della realtà. Non affrontò la classe dirigente si insinuo, accomodante, alla periferia. Come fino al '5,3 ave a osato troppo, di rigore e di intransigenza·, ora non osava abbastanza. Fanfani preparava il congresso di Napoli del '54, e lo vinse facilmente: al « sistema » non si offrivano alternative. E Fanfani lo salvò. Non è ancora· dato di stabilire se a Fanfani sarebbe stata lecita possibile, senza rischi di lacerazione per l'intera democrazia italiana, una operazione più ardita di quella da lui compiuta, che si li1nitò alla: conquista degli strtnnenti del potere pro1nettendo di non servirsene contro il « sistema· ». Quasi certamente no 5 • 5 Con ciò naturalmente non i vuol discono cere lo ,forzo in parte riuscito di trasformare e rinnovare il partito farlo crescere nella· consapevolezza d Ila propria relativa autonomia, sforzo a cui i è dedicato Fanfani e che è stato già ricordato . uJle pagine di questa rivi ta. È vero infatti che la DC per tanti a petti si è venuta configurando come un 1noderno partito di massa, con trutture e infrastrutture di tipo con1plesso e ricch di articolazioni. È vero che in que to sen. o, intorno agli anni 50, i era operata una radicale trasformazione del vecchio partito dei notabili popolari in un nuovo partito di quadri politici, organizzativi, sindacali, ecc. Ma è anche vero che la tentazione clientalistica ed opportunistica non è stata 1nai debellata; che il recluta1nento di personale parlan1entare avventizio e raccogliticcio rendeva instabile e precario ogni pre1ninenza del partito sulla rappresentanza p~rlamentare e sul più va to ed arti17 · BibliotecaGino Bianco

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