Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

rigenti. Le tesi « produttivistiche » nell'organizzazione dell'economia na:- zionale, la scoperta, che appena allora si faceva in Italia, delle dottrine keynesiane, sembravano eresie paurose. Le cronache politiche di quegli anni lo documentano con impressionante evidenza: quanto, in realtà, fosse asfittica da noi la circolazione delle idee e quanto l'intera nostra classe dirigente fosse impreparata ad assimilare le scoperte che in tutto il mondo civile erano state fatte nell'immediato dopoguerra: o addirittura durante il fascismo, lo si può capire solo oggi. E, naturalmente, questa società, uscendo dalla grande prova della Resistenza, voleva ora il riposo, non era disposta: ad accogliere gli appelli dossettiani e Iapiriani, viziati di contraddizioni, sospetti anch'essi di integralismo. Era una società fonclamentaln1ente immobilista 4 • L'articolo che La Pira pubblicò in « Cronacl1e sociali n nell aprile del '50 (L'attesa della povera gente) aveva fatto molto rumore, ma era stato digerito subito come un episodio abnorme, senza conseguenza alcuna. Gli schemi dossettiani rimasero lettera morta, non trovarono echi, furono soffocati dalla reazione delle stesse sfere delrAzione cattolica. I propositi pianificatori di Fanfani rimasero semplici velleità. La « grande paura » del '48 e l'incubo della guerra, con l'ininterrotta tensione difensiva che dominò l'Italia negli anni successivi, ridussero le nostre classi dirigenti all'economicismo puro, resero accettabile, almeno sul piano teorico, una pura e semplice politica· di bilancio, accreditarono il mito delle leggi « ferree » dell'economia contro le quali invano protestavano i « professorini » in nome di una società cristiana. È il contributo di sacrificio pagato dal nostro paese alla guerra fredda. La Democrazia cristiana, insomma, non potè essere nè democrazia· cristiana, nè partito popolare, nè democrazia sociale cristiana. S'era ridotta al << vespismo ». Ci fu un momento, prima del '53, in cui nei convegni della: << vespa » si raccoglievano un centinaio di parlamentari democri- . stiani: vi confluivano i democristiani « nuovi », provenienti, cioè, da esperienze elettorali non fortunate in altri partiti, sopratutto il liberale e il qualunquista, e vecchi « notabili » del partito popolare. In tal modo si realizzava una specie di intesa: tra una parte del 4 Non è stata ancora fatta una storia, dal '46 al '53, delle « occasioni mancate » e delle « ambizioni rientrate » per modernizzare la nostra vita civile: dal codice penale alla disciplina delle borse, molte volte il Parlamento s'è rivelato più avanzato del paese, e costantemente s'è rifugiato nella rinuncia. Su questo terreno, che è il terreno dell' infrashuttura politica italiana, le destre d'ogni natura hanno sempre vinto. 15 · Biblioteca G·ino Bianco

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