zioni meccaniche, allo sfruttamento ingegnòso, ma sterile, delle risorse che offre la tecnica moderna. Trova in questo la soluzione al s·uo angoscioso problema estetico e vi sacrifica i suoi postulati morali~ I brillanti libelli politici che aveva fatto vivere nei circoli operai all'inizio della sua carriera, divengono fastòsi spettacoli modern style di nuovo genere del nuovo liberty al Bauhaus in cui si celebrano epicamente, dinanzi all'oggetto drammatico, i fasti e i nefasti delle classi egemoniche, le loro disfatte. Piscator dichiarava che per una serie di leggi economiche non poteva che rivolgersi a quel pubblico· ». Insomma, un teatro di propaganda, espressione messianica che predicava l'avvento di una società marxista, aveva per spettatori gli imbrillantati pescicani della nuova ondata capitalistica, esteti raffinati, caporioni militari. .. quella società ferocemente satireggiata nei disegni di George Grosz, collaboratore grafico dell'antiborghese Piscator. Certo, gli indiscriminati conati bolscevichi delle rappresentazioni piscatoriane dovevano avere una presa assai scarsa su quel pubblico, le cui degenerazioni nazionalisticlie in alcune élites ed il « disagio materi~e,, nella massa erano più forti delle « malattie infantili» di chi avrebbe potuto opporvisi per impedire la minaccia nazista. Per cui converrà limitare la portata dell'aggettivo « politico a di questo teatro (e « politico » aveva piuttosto ·una violenta colorazione partitica, d'altra parte sovente sconfessata in a/,to loco) specie nei risultati, e non per un facile giudizio a posteriori. Già nel 1927 sulla « Pravda » in occasione della messa in scena di « Oplà, noi viviamò » di Toller, si riscontrava nel programma di Piscat<;>rda allestire in quel!' anno una deviazione ideologica d'intelligente estremismo ma piccolo-borghese, più che la presenza attiva di postulati proletari e comunisti di stretta osservanza. L'individualità di Piscator esplose q-uando natur.alismo, simbolismo ed espressionismo, variamente succedendosi, avevano portato la loro spirale di sviluppo ad estreme conclusioni. Sarà utile ricordare che pure in teatro questi indirizzi s'erano svolti unitariamente collegati alla filosofia ed all'arte tedesca. (Echi di tutto ciò - è il filo della Ktdtur tradizionale - sono inevitabili nelle sue rappresentazioni : lo stesso Piscator ha stabilito nel naturalismo la · prima radice del teab·o politico). ln,dividualità che, in obbedienza e conseguenza dei canoni politici, assume una funzione preponderante in qualità di regista, appaiandosi su altro ·piano al mito di Reinhardt. La dilatazione spettacolare' diviene abnorme: inscenando avvenimenti del s·uo tempo, Piscator risale· a problematiche universali; parte dall'attualità ed esige gigantes·che rappresentazioni « totali » che chiariscano al pubblico i nodi storici attraverso i quali si giunge alravvenimento. Il s·uo modello è il giornale quotidiano (ed è il suo limite, proprio come formula, nonostante la sco.perta di « una perfetta forma artistica di un teatro politico .» nella composizione dei suoi vari elementi), panorama completo, onniabbracciante, del mondo; ma la distorsione del fanatismo ideologicù, politico e teatrale, gli fa ignorare la storia del singolo, dell'individuo, « r~voluzione interiore dell'uomo comune determinata dalle forze sociali ». Così Piscator precipita nel magma ribollente di un « .collettivo » che lo stritola con la sua stessa superficiale dialettica: dichiara esaurita l'opera d'arte individuale (in Germania!), rifiuta qualsiasi 126 Biblioteca Gino Bianco
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