poranea non potrà.dimenticarlo. Questo, che un direttore scenico debba essere innalzato quasi al posto di un eroe carlyliano fa lievemente sorridere noi italiani; ma è per la maggior parte dei tedeschi una cosa seria. Il teatro in Ger-mania è una istituzione. Q·uando voi accennate lievemente a un tedesco un dt1bbio sull'importanza reale, sulla stabilità della vita della Germania d'oggi il tedesco vi obietta: e l'industria? e il teatro? ». La precisione della diagnosi di Slataper, così esplicativa nell'icastico paradosso, non è stata travolta dalle tragiche condizioni in cui si trovò la Germania all'indomani della priina guerra mondiale (ed è ancora attuale, oggi, ~opo un altro conflitto· tremendo). L'industria ed il teatro, nonostante avvertibili incrinature, continuavano ad essere fra i piloni di una realtà sociologica connaturata allo spirito della nazione. Ed a sanzionare del teatro moderno tedesco ·una funzione autonoma, una impermeabilità senza equivoci scivolamenti e contaminazioni, una precisa collocazione nel contesto culturale del paese, gli studiosi hanno affermato che « ha solo vaghi ed imprecisi rapporti con· la letteratura; ma, da un lato, costituisce un'arte a sè, in cui la letteratura e la poesia entrano alle volte, ma possono benissimo anche non entrare mai; e, dall'altro, va principalmente considerato dal punto di vista della sociologia. Il teatro moderno tedesco è un fatto sociale ... opera dell'intera nazione. Lo spettatore partecipa a questa quotidiana creazione colla stessa intensità e con gli stessi diritti dell'autore, dell'attore e dei ventiquattro artisti che collaborano allo spettacolo ». È ovvio quindi che lo spettatore abbia avuto una parte ancor più determinante nel corso di quel periodo della storia del teatro tedesco, la tendenza politica, di èui s'avvertono le prime confuse voci rivoluzionarie intorno agli anni della prima guerra mondiale: Hasenclever e Brecht, Toller, Bronnen, Goering e Johst. In seguito la scena di Erwin Piscator diventa n· codice program-matico del teatro politico. Appunto ,e Il teatro politico ,, s'intitola il libro autobiografico di Piscator, breviario estetico e cronaca delle sue esperienze di regista e uomo di parte nel decennio di attività 1919-1929. Un diario che è anche un corso di drammaturgia e la testimonianza di uno dei periodi più vivi e convulsi del teatro europeo. Nella puntuale prefazione Alberto Spaini (anche traduttore del volume edito da Einaudi) definisce Piscator « un artist~ che propone sempre nuovi più difficili problemi tecnici alla sua arte, un fantastico che si sorveglia rigorosamente entro i limiti della dialettica marxista ». Nè questa è la sola contraddizione del personaggio, chè il denominatore ricorrente dell'attività piscatoriana è una costante diversità da causa ad effetto, una somma di concetti contrastanti, di risultati bifronti, il tutto fideisticamente coagulato nella coerente affermazione dei valori del teatro. Ed essendo il pubblico, come s è visto, uno degli elementi che strutturano l'esistenza. del teatro in Germania, proprio il p·ubblico al quale si rivolgeva Piscator (per necessità) fu una delle principali ragioni delle sue sconfitte. Nonostante le migliaia di soci appar-· tenenti alle organizzazioni teatrali di cùi. era a capo, Piscator non riuscì a sostenersi produttivamente perchè nell'impossibilità di condurre a fondo la ricerca e. la creazione di un pubblico proletario: cc •• .la natura del suo spettacolo non è borghese, ma non è popolare : ed è così che si affida alle inven125. Biblioteca Gino Bianco
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