Nord e Sud - anno VII - n. 6 - luglio 1960

un materiale ricchissimo e assai vasto, che fu in parte p·uhblicato originalmente in varie sedi fra il 1948 e il 1953. Da esso, in un secondo momento, è stato poi formato il volume ·del quale discorriamo. , Il. volume consta di due parti. La prima (pp. 17-96) riproduce, relativamente immutato, il « rapporto finale » elaborato dal Comitato di Studio sui Fattori di Pace Sindacale, che diresse tutta l'impresa di ricerca; la seconda parte (pp. 97-530) comprende i riassunti di tredici studi relativi ad altrettante aziende fra quelle sèelte dal Comitato per la ricerca. Seguono due appendici, una delle quali riassume un rapporto su « lo sviluppo di una politica di pace sindacale nell'Energia Atomica», mentre l'altra fornisce un sommario delle risposte date da sindacalisti e -dirigenti d'azienda ai questionari ad essi inviati , dal Comitato. È opportuno, infine, aggiungere cl1e le aziende prescelte per lo studio, lo furono in base ai seguenti criteri : « 1) Prendere in considerazione soltanto industrie di impprtanza economica nazionale; 2) Operare con criteri di distribuzione geografica per cui nessuna parte degli Stati Uniti fosse più rappresentata di altre; 3) Prendere in esame aziende di dimensioni ragguardevoli, con almeno 1000 dipendenti; 4) Scegliere situazioni in cui esistesse una ragionevole concorrenza, a garanzia che l'impresa non avesse comprato a un qualche prezzo la pace sindacale; 5) Studiare soltanto i casi in cui la pace nei rapporti di lavoro non potesse spiegarsi con la presenza di una determinata personalità eccezionale o con altri fattori particolari, sia nel campo dell'impresa che in quello del sindacato; 6) Studiare casi in cui i problemi, affrontati e risolti dall'azienda e dal sindacato, fossero rappresentativi di questioni importanti nei rapporti di lavoro; 7) Escludere le situazioni di « gùerra » fra impresa e lavoratori » (p. 24). Ne è venuto fuori uno studiò di sociologia industriale degno di rilievo. Il lettore non troverà qui nessuna « filosofia » dell'industrialismo e del suo significato dal punto di vista della vita sindacale; nessuno sforzo di astratta teorizzazione della « condizione umana » dell'operaio o del dirigente d'azienda . .Troverà, invece, una ricca serie di elementi di fatto attinenti al soggetto in questione, ordinatamente disposti nella loro succes•sione ]ogica e intelligentemente interpretati in ordine all'assunto immediato dell~ ricerca. Troverà cioè nel_libro quella carica di empirìa, di finalismo e di concretezza che costituisce la più originale ed una delle· maggiori lezioni derivanti dall'esperienza, fondamentale, della sociologia americana. È questa a~esione cosciente al particolare e la sua onesta traduzione nei termini di una ricerca complessa e difficile che ci f~ apparire il libro come un'opera anche metodologica interessante. Si potrà osservare che la ripartizione degli argomenti tra i singoli studiosi che hanno redatto i sei capitoli del « rapporto finale » costituente la prima parte del li~to pc;>teva,forse, essere più chiara e, nello stesso tempo, meno ovvia. Si potrà anche osservare che i riassunti dei tredici studi costituenti la seconda parte del libro lasciano qua e là incertezze e perplessità e fanno nascere il desiderio di passare al testo integrale degli studi stessi. Si potranno fare queste~ ed altre più gravi osservazioni; ma non si potrà disconoscere l'alto livello di peD:e~azione di cui gli studiosi americani di sociologia e di relazioni industrali si dimostrano dotati nei riguardi della viva e immediata realtà del loro· paese. La molteplicità delle osservazioni, il loro vario intersecarsi e tutto r orien- · 118. Biblioteca Gfno Bianco •

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