possano trovare adeguati sbocchi. Si tenga conto_ poi del fatto che « la viticoltura, per molto tempo ancora, resterà la base dei sistemi agrari » nella· regione francese considerata; non si tratta infatti « di distruggere l'insieme delle vigne, ma semplicemente di consentire nuove produzioni », per creare, nel passaggio dalla monocoltura alla policoltura, nuovi e più sicuri equilibri; e in questo senso la politica di aménagement dit territoire persegue l'obiettivo di ·una riconversione cc parziale » delle colture, congiunto· a quello di una _vera e propria cc bonifica » del mercato dei vini. · Come si vede la monografia di Carrère e Dugrand rientra nella tradizione francese degli studi di geografia regionale, ma contribuisce d'altra p·arte a rinnovarle e ad aggiornarla, nel senso di essere non soltanto descriziòne e informazione, ma anche e soprattutto rassegna di problemi e di- : ~ scussione delle relative soluzioni. Una studio proiettato sul domani, insomma, secondo il dettato implicito nello stesso titolo della collezione; onde i giudizi politici che abbiamo riferito a titolo di esempio e ai quali altri se ne potrebbero aggiungere, scelti fra i molti da cui risulta animata e arricchita la monografia. E giustamente - a proposito dei due volumi della « France de demain » che sono stati segnalati dalla « Rivista geografica italiana » - Mario Fondi ha rilevato che la « formula » della collezione diretta da George a Closon è tale da assicurare che le singole opere siano « imperniate su nuovi schemi, accentuando quelle caratteristiche dinamiqhe che sempre dovrebbero perm~are una trattazione· geografica·: facendoci, cioè, vedere la realtà non solo descrittivamente, ma anche da un punto di vista dinamico, che, se pure non pretende di anticipare il futuro, può sempre darcene una id·ea dal raffronto tra il presente e il passato ». Di qui l'importanza per la greografia df tutto ciò che concerne la politica di sviluppo e l'aménagement du territoire, specialmente quan·do « urgono ... misure tempestive per arginare ·i fenomeni negativi, con l'elaborazione di progetti di pianificazione territoriale, nella quale, _oltre agli economisti, agli urbanisti, agli architetti, mai dovrebbero mancare i geografi ». A questo proposito, anzi, converrà citare Toschi, il quale concludeva una sua recente nota sui rapporti fra piani economici e p~ani territoriali ( « Economia trentina », 1959, n. 6) con la seguente considerazione: cc gli economisti facciano i piani economici, i tecnici i piani territoriali, i politici responsabili indichino agli uni e agli altri le finalità, cui mirare, e operino le scelte, prendano le decisiòni di attuazione». Non si può non condividere questa saggia ripartizion-e di compiti: aggiun·gerem-mo soltanto, sicuri peraltro di interpretare l'opinione dello stesso 1.,oschi, che i geografi dovrebbero essere i consulenti indispensabili per il corretto assolvimento di tali compiti, i consulenti cioè degli econo·misti per i piani economici, dei tecn.ici per i piani territoriali, dei politici per le scelte e le « decisioni di attuazione J). A questo punto naturalmente si dovrebbe dire che monografie come quella di cui abbiamo parlato (non interessa _sapere se gli autori sono geografi di professione; basta il fatto che siamo in presenza di una trattazione geografica, in unà collana geografica, diretta e concepita da geografi) dimostrano che in Francia i geografi sono assai più preparati- per assolvere questa fun- . zione di consulenza di quanto non lo siano i geografi italiani, se è vero, per _ · 116. \ Biblioteca -Gino Bianco l
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