benessere, i cui simboli sono gli alberghi stile lib•erty che nel secolo scorso sono stati eretti lungo la Promenade des Anglais a Nizza; o magari pensiamo al festival cinematografico di Cannes e al Casino di Montecarlo, e 110n ci rendiamo conto che diventare, come la Costa azzurra è diventata, una « regione turistica specializzata » è per lo meno altrettanto pericoloso che fondare le proprie fortune, come le ha fondate il Languedoc, _sulla monocoltura dalla vite. Anche quando pensiamo alla viticultura francese a noi sembra infatti di evocare un'immagine di ricchezza, come quella evocata dall'affiusso dei turisti in Costa azzurra; ma s·ull'una e sull' altra si proietta in realtà l'ombra delle crisi che si sono verificate nel passato e che possono verificarsi nuovamente nel futuro, risultando tanto più gravi quanto meno efficaci saranno i meccanismi di compenso assicurati dallo sviluppo di altri settori, :le colture specializzate ortofrutticole e le industrie di tipo pionieristico. Da un lato, dunque,. a Est, fra Mentone e Saint Tropez, precarietà delle fortune turistich"e; onde gli autori della monografia regio-nale che qui abbiamo segnalato affermano: « lo sviluppo del turismo è necessario, ma il fine principal~ di un'opera di rinnovamento regionale è di accrescere, a ogni costo, le forze produttive e non le attività terziarie » (giriamo la considerazione a tutti coloro che in Italia sostengono la tesi di una valorizzazione turistica del Mezzogiorno come soluzione alternativa, più vantaggiosa, rispetto a una industrializzazione ritenuta. troppo costosa e difficile). Dall'altro lato, all'ovest del Rodano, aleatorietà della monocoltura nella « più grande vigna della terra », onde Carrère e Dugrand affermano cl1e è necessaria « una trasformazione profonda » ( vjni di qualità e uva da tavola, lotta alle sofisticazioni, ridimensionamento della vite a favore degli orti e dei giardin1, ecc. ecc. : a parte l'assai più progredita organizzazione cooperativistica, si tratta degli stessi problemi, più o meno, che incombono sulla viticoltura pugliese, per esempio). In mezzo Marsiglia e la sua zona industriale, esposta ancl1'essa al pericolo di crisi assai gravi, come quella che potrebbe determinarsi nel settore dell,attività portuale e industriale che ai giorni d'oggi è venuta acquistando anche a Marsiglia -un'importanza progressivamente e sempre maggiore: gli idrocarburi (in questo senso c'è stata a Marsiglia una evoluzione che, a parte le più rilevanti sue dim.ensioni, è per molti aspetti simile a quella di Napoli; e anche molti problemi urbanistici risultano simili a Marsiglia e a J Napoli). I paesi produttori di petrolio grezzo possono essere infatti «tentati» di favorire al massimo la trasformazione sul posto dei loro prodotti e di privare la zona di Marsiglia del suo proprio mercato d'esportazione, specialmente verso la zona del franco, se non addirittura del suo mercato interno (già l'E-gitto, che era uno dei principali clienti della raffineria di Berre, non importa più prodotti petroliferi). E così l'industrializzazione dei paesi d'oltremare della zona del franco può provocare una modificazione delle loro correnti di scambio, « a detrimento del porto di Marsiglia », che oggi assolve funzioni di approvvigionamento, e in parte d'equipaggiamento, di questi paesi, e a vantaggio dei porti francesi o stranieri che risultano « meglio situati dal punto di vista industriale ». Onde la necessità di sviluppare le industrie meccaniche, tessili, chimiche; ma poic~é la regione è povera di 114 Biblioteca Gino Bianco .I
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