.. giornali fiancheggiatori pt·esi da zelo preelettorale; e raccomanderemmo ai gio1'nali amici di esse1'emeno zelanti. Gli stessi giornali che inventarono Pella uomo di Stato e salvatore della patria potrebbe1'o contribuire a creare il mito di ·un Tambroni realizzatore. Con quanta chiarezza per la nostra vita politica e con quanto vantaggio per la stessa Democrazia cristiana lasciamo ai democratici cristiani seri giudicare. IN UN NOSTRO ~RECEDENTE corsivo (cfr. « Nord e Sud», n. 65, pag. 91) abbiamo accennato ai due mali maggiori che affliggono la politica turistica italiana: alla. concezione monumentale che del turismo hanno i dirigenti e alla dispersione territoriale e settoriale degli interventi a favore del ·turismo. A questi che sono i mali principali avremmo potuto aggiungerne al,tri, minori, - ma non meno dannosi: avremmo potuto parlare, per fare un esempio, della I concezione dopolavoristica di certi dirigenti periferici e nazionali, oppure dell'inguaribile e anacronistica tendenza a ridur1·e ogni attività di propaganda turistica alla organizzazione di manif?stazioni folklor~stiche, di feste e di cosiddetti « f estivals » che per il turista non hanno più nessuna attrattiva. Il turismo è un serio fenomeno economico che come tale va studiato e trattato: gli enti e i dirigenti che vi sono preposti devono avere una preparazione specifica e moderna, idee nuove, una conoscenza di tutti i fattori che lo determinano· e lo condizionano; non ci si può affidare all'improvvisazione, o ai vecchi schemi. Questi sono più logori di quanto non pensino alcuni dirigenti del turismo italiano. Ne vogliamo una prova? Tutti sanno che il « Festival della canzone napoletana» che da qualche anno ha luogo nel 1nese di giugno al Teatro Mediterraneo è stato concepito e sostenuto dalle autorità perchè rappresenterebbe lo strumento più efficace per richiamare a Napoli una forte corrente turistica. Si è ritenuto che insieme col sole, il mare e la pizza napoletana, là canzone fosse l'altro elemento idoneo a far dimenticare le deficienze delle attrezzature, e a popolare il golf o nell'alta e nella bassa stagione di stranieri sognanti, disposti a qualunqu_e disagio e sacr~fizio pur di ascoltare sotto il cielo di Napoli sospiri d' « ammore » più o meno abilmente ammanniti da parolieri e compositori. Non si spiegherebbe, -altrimenti, l'impegno che a Napoli tutti coloro che hanno una carica pubblica mettono nel sostenere l'Ente festival, che avrebbe sì il compito di lasciar sopravvivere una tradizione, ma, anche la funzione di alimentare le attività turistiche della zona. Che cosa si sta verificando invece? Esattamente quello che sarebbe stato logico prevedere se si fosse tenuto conto appunto di quei fattori che determinano il fenomeno turistico modemo: che le canzoni, come motivo ·di richiamo turistico,· contano sempre meno, e che i primi a disinteressarsi del festival napoletano sono proprio quegli stranieri che si sperava di richiamare a Napoli col canto e èoi sospiri. ~ accaduto infatti che il programma delr ultinio festival, offerlo per Ùl trasmissione in Eurovisione, sia stato rifiutato dalla maggior parte dei paesi europei che avrebbero dovuto collegarsi con Napoli: la Germania, l'Austria, la Norvegia, la Svezia, la Finlandia, il Belgio, il Lussemburgo, la Francia, la G1·an Bretagna, hanno ritenuto il programma - come s~ legge in << Telesera » - poco adatto . · 110 Biblioteca ·Gino Bianco .l '
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