Ma come ciò sarà possibile, se la D.C. in Sicilia non cambia rotta, non imbocca una diversa strada, non recide certi legami che la tengono avvinta agli interessi della reazione? Occorre che la D.C. prenda con urgenza, come abbiamo già detto, d,ue decisiorti politiche: la prima riguarda l'apertura a sinistra per un nuovo governo regionale. Non è con il governo dell' on. Majorana, nè con l'apparato dell'on. D'Angelo che si può affrontare la lotta alla mafia e alla delinquenza organizzata in generale; occorre mettere ai margini del potere i partiti e i gr,uppi che più risultano compromessi e che intrattengono più fitti e abituali rapporti con gli amici degli amici, con coloro che controllano mafiosamente la distribuzione dei voti e delle « preferenze >>. La seconda decisione da prendere riguarda la proposta di una. commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia in Sicilia, commissione che la D.C. avrebbe più interesse di qualsiasi altro partito a promuovere, proprio perchè essa, la D.C., ha il maggiore interesse a fugare i sospetti che circondano la sua azione nell'isola, e perchè la sua organizzazione cli partito di governo è la più esposta alle infiltrazioni ma:fiose. Nel novembre del 1958 i parlamentari socialisti presentarono alla Camera lÌ,eideputati una proposta di incliiesta parlamentare sulla mafia; tale proposta incontrò a suo tempo il favo re della sinistra democristiana, e noi ricordiamo una nota di commento dell'Agenzia Radar in cui si esortava il partito di maggioranza ad appoggiare l'iniziativa, anzi a pretendere che l'inchiesta non si limitasse ad indagare sull'aspetto esteriore del fenomeno, ma ricercasse le cause che ne sono all'origine e che condizionano la struttura attuale - sociale, politica, economica - della Sicilia. La D.C., chiamata direttamente in causa dagli ultimi avvenimenti, e per la responsabilità di governo che ha di fronte al paese, non ha che da appoggiare la proposta socialista quando - come pare - questa nei prossimi giorni sarà messa in discussione : senza lasciarsi fuorviare dai troppi interessi che premono in senso contrario, e senza la preoccupazione di alienarsi la simpatia di qualche capo-elettore o notabile siciliano. Se si dovesse ancora cedere a preoccupazioni del genere, se non si volesse colpire quando e dove risultasse necessario colpire, se non si volesse affrontare il costo elettorale e politico del risanamento della Sicilia, la responsabilità non ricadrebbe soltanto, e nemmeno prevalentemente, sui democristiani siciliani, ma anche e soprattutto sui democristiani di tutta Italia; perchè i democristiani di t1,tta Italia oramai sanno e vedono che cosa succede nell'isola. 9 Biblioteca Gino Bianco
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