tasse disciplinatamente la mozione di dep,lorazione votata a maggioranza dalla direzione. Che è successo invece? L'on. Pacciardi con manovra che non riusciamo a definire abile perchè sa woppo di cavulo curial,esco ha cercato di sottrarsi al giudizio politico della direzione pretendendo di essere giiulicato solo dtd collegio dei probiviri, a cui egli stesso si è sottoposto per un giudizio·; e i su.ai amici di corrente hanno sostenu,to questa tesi singolare che se fosse accettata come principio valido nella prassi dei partiti condannerebbe gli organi dirigenti al,f impotenza. · Se le cose si fossero fermate a questo punto, e gli uomini della· minoranza repubblicana si fossero limitati a sostenere la tesi del loro leader, tutto sarebbe rimasto, per ciò che concerne f atteggiamento nei riguardi della mozione proposta dalla maggioranza, sul terreno della normale dialettica interna di partito. La 1ninoranza invece non ha voluto o saputo perdere, e, dimettendosi dtdla direzio-ne, ha compiuto un atto gravissimo, antidemocratico. Noi ci meravigliamo che uomini come Cifarelli, Borruso, De Vita, siano potuti giungere a tanto, non si siano resi conto del significato che il lo1·0 gesto assume su di un piano più vasto di quello su cui si svolge la lotta interna repubblicana. Dimettersi da un organo dirigente di un partito perchè si è rimasti in minoranza, significa porsi sul piano inclinato della scissione; non accettare un deliberato della maggioranza significa concepire la lotta politica alla stessa maniera delle rissose fazioni sudamericane. Non sono le d)ichiarazioni quel che contano, ma i fatti; ed è un fatto che Cifarelli e i suov _colleghi· d·i corrente, con le l01·0dimissioni, hanno stabilito un gravissimo precedente, hanno dato un cattivo esempio. Già l'atmosfera del PRI s'era fatta pesant'e per colpa dell' on. Pacciardi, che prima e dopo l'Angelicum s'è adoperato in t-utti i modi per creare equivoco e confusione in una formazione politica che tra i suoi meriti passati ha sempre annoverato quello della linearità della condotta e della chiarezza delle posizioni; già si era in pieno stato di anormalità democratica per il fatto che la direzione repubblicana non reagiva di fronte all'atteggiamento indisciplinato del leader della minoranza, che poteva finanche sabotare liberamente e pu.bblicamente le trattative per la formazi.one . del governo di centro-sinistra adducendo anche lui motivi « di coscienza » secondo un costurne introdotto dal democristiano on. Berry. Che cosa avverrà ora, come reagiranno i repubblicani, messi di fronte a questo aperto atto di ribellione di tutti gli esponenti di una correfi,te? Hanno pensato Cifarelli e i suoi amici alle conseguenze che il loro gesto avrà sulla base del partito? Nel momento in cui scriviamo non sappiamo se le dimissioni degli esponenti della minoranza repubblicana saranno 1nantenute, o se essi, soddisfatti di aver così dimostrata la loro solidarietà con Pacciardi, · vorranno ritirarle in seguito. Quel che è grave dell'episodio è che esso si sia potuto verificare.· l'eventuale rit-iro delle dimissioni non annullerà il valore simbolico e politico del gesto, che è un gesto scissionistico. Niente lo giustifica, e meno che mai la pretesa solidarietà con Pacciardi, con il leader, cioè, che aveva fatto di -tutto per non meritare solidarietà politica da parte dei repubblicani. Da Cifarelli e dagli altri suoi colleghi di corrente non si sarebbe dovuto giungere a tanto; conoscendo il loro passato, ci saremmo attesi invece che in questa occa105 ... Biblioteca Gino Bianco
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