taumaturgiche, sarà forse salutare che i futuri riferimenti allo « Schema » siano più cauti che nel passato. Ma anche ove fossero prontamente operate quelle scelte politiche su cui abbiamo tanto insistito, ci troveremmo di fronte ad un problema di enorme importanza, e di cui occorre fare in questa sede almeno un breve cenno. Abbiamo già ripo1tato l'opinione di coloro- fra cui Io stesso Saraceno - che individuano giustamente i principali fattori limitativi di una politica di sviluppo non solo nella lentezza del pensiero politico-economico che spinge lo Stato ad affrontare i problemi connessi a tale politica (limitazione di cui ci siamo finora occupati), ma anche nell'incapacità organizzativa dello Stato ad assumere i vasti e complessi compiti che ne risulterebbero. Tale incapacità può essere vista come inabilità dei burocrati, singolarmente considerati, ad esercitare un'azione di direzione economica; e sotto questo profilo si tratta di un'affermazione non provata, generica e decisamente « qualunquistica » di cui la destra economica si è servita fino alla nausea. Anzitutto - tramontata l'era mitologica degli « imprenditori» che affrontavano « rischi,, superandoli con « ardite innovazioni tecniche» per amore del <;profitto», e subentrata la più prosaica era dei « dirigenti 11 - non si vede perchè lo Stato o le sue Aziende, non possano servirsi di managers di valore. Anche i più arrabbiati avversari dell'ENI non possono negar che i suoi dirigenti hanno dimostrato di possedere grandi qualità imprenditoriali. D'altra parte riesce poco agevole negare che la burocrazia dirigista per eccellenza, quella sovietica, non solo abbia realizzato in difficili condizioni lo sviluppo economico del proprio paese, ma anche non abbia affatto impedito il progresso tecnologico e scientifico, e cioè le ({ardite innovazioni tecniche », così importanti nella mitologia economica liberista. Sembra quindi confermata la validità del vecchio detto ({Regnum regnare docet ». Ma l'incapacità dello Stato ad assumere compiti di direzione eeonomica può essere vista sotto un diverso profilo, e cioè come inadeguatezza delle strutture e procedure amministrative vigente ad affrontare i nuovi compiti; ed in questo caso l'obiezione non solo è pienamente fondata, ma sembra addirittura decisiva. Ciò sotto un duplice aspetto. In primo luogo l'azione pubblica risulta molto spesso intempestiva, inefficace e rallentata da ({controlli » i quali risultano tali che scoraggiano l'iniziativa e non impediscono la corruzione. In secondo luogo la pratica irresponsabilità dei funzionari, anche di grado elevato, coperta da una piuttosto vaga responsabilità politica dei Ministri (o dei 97 BibliotecaGino Bianco
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