Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

già stato costantemente minore del saggio n1edio d'aumento dei profitti; e nel caso di prevedibili e giustificate resistenze sindacali, sarebbe ancora più comodo accusare i sindacati di sabotare le esigenze dei disoccupati e sottoccupati. Non si vede certo perchè l'austerità debba gravare solo sui lavoratori occupati, e non estendersi e pesare con maggiore progressività sui redditi personali in genere; e non si vede perchè le pur necessarie imposte sui const1mi non siano più discriminative in fatto di consumi necessari e non necessari. Lo stesso rapporto citato si preoccupava di attenuare le possibili reazioni aggiungendo: cc queste considerazioni astratte non potrebbero però mai giustificare, nel caso di una politica di sviluppo, la rinuncia ad esercitare t1na azione diretta a diminuire i prezzi in modo consapevole ed in misura molto più rilevante che in passato; oppure ad assorbire i maggiori profitti con appropriati strumenti fiscali, e ciò tanto più che gli investimenti provenienti da autofinanziamento tendono a localizzarsi a nord, mentre la creazione di nuovi posti di lavoro dovrebbe finalmente aver luogo anche nel sud». Ma circa la possibilità pratìca di una azione, il rapporto candidamente proseguiva ammettendo che cc il Comitato si è mostrato pit1ttosto diviso sulla efficacia e sulla opportunità delle misure da adottare » . Ora, un'austerità salariale, anche in presenza del MEC sì giustifica solo ove essa si traduca effettivamente sia in un aumento degli investimenti e dell'occupazione che in t1na meno sfavorevole ragione di scambio fra prodotti industriali ed agricoli e cioè a favore dei disoccupati e del 11ezzogiorno. Senonchè, s11questo piano l'appoggio dei sindacati non solo era possibile, ma veniva spontaneamente offerto: già nell'ottobre del 1956, ad esempio, la CISL aveva chiesto a1 Governo di farsi promotore di incontri tra sindacati ed organizzazioni padronali, dicendosi favorevole in partenza ad « t1n miglioramento periodico del livello salariale secondo un saggio di incremento inferiore al saggio di incremento della produttività, da realizzarsi in parte al livello categoriale nazionale ed in parte nel quadro di accordi jntegrativi di gruppo o di azienda ... Ciò darebbe il necessario incentivo ai lavoratori mantenendo l'aumento della. domanda effettiva e dei consumi in un rapporto tale con l'andamento della produzione da non aggravare stati inflazionistici e da non creare tendenze deflazionistiche. Per maggiore sicurezza si potrebbero concordare forme totali o parziali di liquidazione degli incrementi salariali atte a garantire un differimento temporale della possibilità di spesa e quindi a· favorire la formazione del risparmio, o mediante appositi titoli di credito, o mediante la costituzione di fondi di 93 ·Biblioteca Gino Bianco

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