Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

• • Il costo di un piano di sviluppo. - Per quanto riguarda il costo di un piano di sviluppo, il Comitato Saraceno~ nel rapporto sulla cc Riconsiderazione dello Schema Vanoni », dopo aver constatato che la disoccupazione, particolarmente grave nel Sud non può essere eliminata che attraverso u11aintensificata accumulazione di capitale, co11clude che « l'aumento del reddito e comunque dei consumi degli operai occupati nei settori in cui si è concentrato l'aumento di produttività, deve aver luogo in modo da non ostacolare e, anzi, da favorire l'assorbimento dei disoccupati attraverso una struttura dei prezzi e delle retribuzioni che permetta di attribuire loro una parte più rilevante del reddito nazionale». Non sono mancate le perplessità. Si è fatto rilevare (ad esempio, da Giova:qni Terranova su « Nord e Sud », n. 59, ottobre 1959) che il contenimento dei salari, in una struttura industriale scarsamente concorrenziale quale la nostra, più che tradursi in riduzione dei prezzi, provoca un 8:Umento degli utili aziendali, può cioè favorire quegli autofi.nanziamenti che hanno, ai fini degli investimenti industriali, ben maggiore importanza che non il ricorso al mercato dei capitali; ma non garantisce affatto la creazione di nuovi posti di lavoro, e cioè, che l'aumento dei profitti venga destinato ad un ampliamento degli impianti tale da aumentare la massa dei salari. I termini concreti del problema non erano certo ignoti al Comitato. Nel rapporto n. 1 : « Sviluppo dell'occupazione e riduzione dell'orario di lavoro », del luglio 1957, si era scritto, nel solito stile sfu·mato e polivalente: « non sembra che un movimento del costo del lavoro conforme ai movimenti della produttività nelle irr1prese e nei settori interessati costituisca il tipo di svolgimento più vantaggioso dal punto di vista generale. E ciò percl1è il fenomeno dell'autofinanziamento che ha in Italia manifestazioni così rilevanti, permetterebbe di evitare in parte gli inconvenienti del mantenimento negli ambiti aziendali del reddito addizionale da produttività ... insomma i disoccupati hanno più interesse, in mancanza di una politica di com,pressione dei prezzi, di vedere aumentare i profitti, per i quali vi è una maggiore propensione ad investire, che vedere aumentare i salari dei loro compagni più fortunati, salari per i quali vi è una maggiore propensione a consumare ». A questo punto sarebbe stato facile rilevare che può essere molto comodo da parte della destra economica reclamare una politica di austerità salariale (in pratica ·incondizionata, data l'inefficienza della politica governativa dei prezzi che trova nel CIP la sua più clamorosa espressione), dim•enticando che finora il saggio d'aumento medio dei salari è 92 Biblioteca Gino Bianco

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