Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

La. chiarezza dovrebbe cominciare propri~ dalla scelta fondamentale, e cioè dalla precisazione di che cosa s'intende per pianificazione in regime d'economia di mercato, e quindi per rispettive sfere d'azione dell'iniziativa privata (che andrebbe anch'essa definita) e dell'intervento pubblico 5 • Che ciò sia necessario pur dopo che sull'argomento si sono versati fiumi d'inchiostro e di parole, non parrebbe dubbio se uno degli economisti più impegnati nella politica di sviluppo, il Di Nardi, poteva ancora nel 1958 esprimersi così: « a me pare che finora sia mancata una chiara indicazione dei limiti entro cui l'azione pubblica intende impegnarsi per sollecitare lo sviluppo dell'economia italiana. Questa mancanza di chiari propositi è evidente nello Schema Vanoni, ed è ancora più evidente nel programma di sviluppo per il Mezzogiorno ... questo è un problema politico/ non lo può risolvere nessun tecnico se non avendo chiare indicazioni degli obiettivi politici che si vogliono conseguire ... credo che siamo rimasti ancora nel vago, nell'incerto sui limiti dell'azione dei pubblici poteri nei programmi di sviluppo ... credo che se riflettiamo su tutto questo ci rendiamo facilmente conto che noi stiamo vivendo il dramma comune a tutti i Paesi civili, il dramma della ricerca affannosa di un nuovo ordinamento sociale ... la ricerca di nuovi ordina1nenti adeguati a sostenere il peso di strutture economiche che divengono sempre più oppressive della libertà del cittadino ... la confusione deriva anche da una ingenua trasposizione di teorie ad una realtà storica che og11i giorno si rivela sempre più complessa e non suscettibile di essere pienamente spiegata dalle teorie di s La stampa della destra economica (e cioè gran parte della stampa di informazione) eleva alti lamenti per l'incertezza in cui sarebbe lasciata l'iniziativa privata (non meglio identificata) rispetto ad un sempre crescente intervento pubblico; e l'argornento, bene o male, non manca di far presa sul pubblico (anche non di destra). Per eliminare ogni equivoco si era giunti perfino a proporre una definizione legislativa dei compiti, delle attribuzioni e dei limiti dell'intervento dello Stato nella vita economica del Paese. Gjacomo Corna Pellegrini, in « Mondo Economico », n. 40 del 1956, scriveva: « Il Piano (Vanoni) deve significare il superamento definitivo degli equivoci che oggi esistono tra gli operatori privati e quelli pubblici. A tale scopo non sarebbe forse inopportuno, sull'esempio di quanto accade in molti dei Paesi oggi impegnati in uno sforzo di pieno sviluppo della loro economia, prevedere la formulazione di una legge generale che alla luce dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale stabilisse i compiti e le attribuzioni dello Stato nella vita economica del Paese ». La proposta, almeno nella situazione politica attuale, non sembra pratica. Una « Costituente » economica presenterebbe, oggi, più pericoli di involuzione che prospettive di chiarificazione. Il problema resta aperto. 90 BibliotecaGino Bianco ..

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