Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

sere iniziato e condotto a termine con franchezza e lealtà, a patto, perlomeno, che sia rispettata l'esigenza di non spostare l'equilibrio di partenza ad ulteriore vantaggio relativo od assoluto dei gruppi sociali che detengono il potere economico »• Inutile rifare oggi la storia dei molti motivi per cui, essendo mancata fra l'altro I~ « franchezza e lealtà » di cui sopra, lo Schema non si tradusse mai in Piano, fìnchè, sempre più schema e meno piano che mai, finì ultimamente con l'assumere la connotazione un po' patetica ed un po' ridicola del ritratto di un caro estinto, a cui si riconoscono tutte le virtù appunto perchè non è più in grado di dare fastidio. Senonchè ogni volta che si ripresenta in Italia la necessità, sia pure come arma della lotta per il potere politico, di rispondere all'antica domanda dell'opinione pubblica sul perchè solo da noi, fra i Paesi progrediti dell'occidente e dell'oriente, non si sia ancora riusciti a contenere la disoccupazione in limiti frizionali, non si può fare a meno di ritornare allo Schema Vanoni; e ciò proprio perchè esso rimane a tutt'oggi l'unico tentativo di rilievo che si è fatto per sostituire le varie tattiche a cui finora si è ridotta la nostra cosiddetta politica economica con una vera strategia globale, d'attacco alla miseria. Anche stavolta la regola è stata rispettata: nel novembre scorso la Commissione del Bilancio della Camera ha invitato ancora una volta il Governo a trasformare lo Schema in un Piano da sottoporre al parere del CNEL e da presentare al Parlamento per l'approvazione e l'assunzione da parte del Governo dei relativi impegni. Programma contro She1na. - Questa volta, ad ogni modo, l'esplicito richiamo alla necessità di una politica di sviluppo economico riaffiorato nel quadro della lotta di fondo fra destra e sinistra della DC, ha finito per arricchirsi di alcune concrete connotazioni che nel passato erano state prudentemente taciute. Si è esplicitamente ammesso, ad esempio, che per avviare una politica di sviluppo non basta riferirsi al programma elettoral~ della DC; e inoltre che per passare dalle parole ai fatti è essenziale una precisa volontà politica, integrata e garanti~a dalle necessarie alleanze. ·. Fin dai primi tempi del secondo Governo Segni si era arditamente sostenuto che le alleanze politiche non sono essenziali, purchè si tenga co~unque fede al « programma »·. Questa singolare teori~, non ~erto nuova negli annali della furbizia politica italiana, ha suscitato ovvie ed immediate reazioni per quanto riguaTda il disinvolto uso dei voti e 79 · Bibl~otecaGino Bianco

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