mattina alla sera, è. diventata sempre· più nazionale, mentre la radio si è sempre più regionalizzata e localizzata. Ma nei paesi che respingono il sistema commerciale americano, e che vogliono mantenere la televisione entro limiti di tempo ragionevoli (tra l'altro dedicando le prime ore di tras1nissione - quelle pomeridiane - ai ragazzi, per programmi di insegnamento oppure di ricreazione, o tutt'e due insieme, gli uni dopo gli altri), la specializzazione e qualificazione non vuol dire necessariamente regionalizzazione. Si può dare maggior spazio a programmi locali, come hanno fatto in Inghilterra, pretendendo però un livello che non sia provinciale e folcloristico. Ma i pubblici vanno soprattutto intesi su una base qualitativa, e lo sforzo deve essere quello di soddisfare anche la più raffinata e marginale esigenza. Se si può parlare, entro certi limiti, di un pubblico della televisione, occorre senz'altro parlare di cento pubblici della radio. Questo è il vero rapporto che intercorre oggi tra i due mezzi. Essi non solo sono destinati a coesistere, ma sono nettamente diversi; e il televisore portatile non cambia nulla. La diversità si. è venuta delineando da tempo, ma ora si tratta di prenderne definitivamente atto, e di pretendere dalla radio quello che è logico che dia. Ha scritto Rolf B. Meyersohn (Mass Culture, 1956, pag. 349) che sono in certo modo gli strumenti di comunicazione più piccoli che sono riusciti a difendersi meglio dall'inghiottimento da parte della televisione. Forse questo può essere vero anche della radio, se essa, invece di tentare di competere sul piano della comunicazione di m~ssa, concepita cioè per milioni di persone simultaneamente, si articola, per così dire, in una pluralità di strumenti di comunicazione, ognuno dei quali soddisfi esigenze e pubblici che la televisione, per sua natura, e in particolare per le limitazioni temporali e fl_nchepsicologiche (c'è un punto di saturazione televisivo contro il quale è vano opporsi) non è in grado di soddisfare. La televisione, specie in Italia, ha ancora molto spazio da conquistare. Da noi solo il 15 per cento della popolazione è abbonato. Il suo posto nella vita della gente crescerà. Ma si può dire lo stesso anche della radio, soprattutto se saprà fare lo sforzo qualitativo richiesto dal corso delle cose. E forse si può dire di tutti, o quasi tutti, gli strumenti di comunicazione pubblica, perchè, per. il bene o per il male (G·. M. Trevelyan ha detto una volta che a l'assenza di mezzi di comunicazione ha· fatto di più per· la libertà uniana ·che la Magna Carta ») una delle principali rivoluzioni del mondo contemporaneo è la scoperta da parte degli uomini comuni di tutti i mezzi di comunicazione, senza eccezione; e tutti questi mezzi - dal teatro d'arte alle riviste di cultura, dai romanzi ai discorsi del Papa da S. Pietro - si sono sviluppati e consolidati nelle loro rispettive funzioni, e ancora possono svilupparsi. CESARE MANNUCCI 77 .... · Biblioteca Gino Bianco
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