fatto da considerare - un fatto ormai universalmente assodato - è la modificazione intervenuta nel modo di ascolto della radio: quella diurna, infatti, si ascolta sempre di più come sfondo ad altre occupazioni, soprattutto ai pasti e in automobile o durante i servizi domestici, per le donne; quella notturna invece - i programmi dalle 20 alle 24 - è veramente la « vedova del grosso pubblico », quella che subisce il peso maggiore della concorrenza televisiva. Ecco quindi due problemi diversi che il mezzo deve affrontare. Non è che la radio, n~lle ore diurne, possa limitarsi a standardizzare il prodotto, e a tirare avanti. C'è stato, in questi anni, un notevole sforzo di espansione quantitativa dei programmi della radio: ora funzionano tre reti nazionali, sei programmi di filodiffusione, trasmissioni ad onde corte, ecc.; ma adesso è il rinnovamento qualitativo che diventa urgente. È chiaro che la 1nusica continuerà ad occupare un larghissimo spazio. Ma vi sono molte zone che possono e debbono essere alquanto migliorate: programmi per le scuole, notiziari nazionali e locali, radiocronache di avvenimenti, lezioni, ecc. Lo sforzQ maggiore di qualificazione riguarda tuttavia la radio notturna. Questa (ha detto un funzionario della RAI al Convegno ìnterno di studi del 1958) non deve essere un sottoprodotto della televisione, non deve essere la radio per il sottoproletariato, per i reietti che non hanno la possibilità di vedere la televisione. È giusto partire da tutt'altro concetto. Un pubblico che nelle ore di punta della televisione accende la radio deve ormai essere considerato un pubblico qualificato, un pubblico che ha esigenze precise, e 110n soltanto tempo da ammazzare. È un pubblico più complesso e vario di quello della televisione, con esigenze molto più articolate. Con ciò non si vuol dire che queste esigenze siano tutte culturali. Niente affatto. Ma il livello di ogni programma deve essere assai più elevato, la fattura molto più accurata. La radio, ovviamente, resta nel suo complesso un mezzo di comunicazione di massa. Ma questo non implica che ogni suo programma, e massimamente quelli delle ore notturne, non possa essere specializzato, e quindi rivolto a minoranze più o meno numerose. Nel giro di una giornata la radio soddisferà le esigenze di milioni di persone: ma non deve affatto preoccuparsi di avere ogni ora milioni di ascoltatori. Sarà tanto di guadagnato se un buon programma - teatro, dibattito, concerto, o altro - verrà ascoltato da molta gente. Tuttavia la radio deve abituarsi all'idea che anche servendo, con una determinata trasmissione, un pubblico di 5.000 persone, essa svolge un prezioso servizio pubblico. Dalle 20 alle 24, insomm.a, la radio deve rivolgersi ad un pubblico sempre più selettivo, e servirlo, in cia·scuno dei ge11eri radiofonici, molto meglio, con molto più impegno .di quanto abbia fatto sinora. Questo stesso concetto di qualificazione vale, sebbene in misura meno rigorosa, pure per le trasmissioni diurne. Anche la più dotta conferenza troverà un numero di ascoltatori di gran lunga superiore a quello del pt1bblico di una sala o di un circolo. In America· la televisione, che trasmette incessantemente dalla 76 Biblioteca Gino Bianco
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