fornire una ulteriore preparazione, almeno nell'aJ:1?.bitodella scuola, a coloro che abbracciano la ricerca scientifica; per costoro, che rappresentano sempre delle minoranze, esistono appositi istituti di perfezionamento e la possibilità di collaborare con i professori nei vari istituti.. In questo modo si evita sia di allu11gare assurdamente la durata del corso:- sia il rischio di svalutare un titolo che ber1e o male ha ma11tenuto finora un ce1to prestigio. In secondo luogo le varie Università, così come ha fatto il Consiglio di facoltà dell'Università di Napoli, potranno, giocando sul grt1ppo degli esami facoltativi, dirigere i giovani ingegneri verso la direzione aziendale, la ricerca tecnologica o la tecnica costruttiva pura e semplice. E anzichè creare ~d ogni costo sottoingeg11eri e superingegner i si cerchino piuttosto di produrre ·dei veri ingegneri. Un altro problema pare a noi urgente e necessario, anch'esso dibattuto al convegno di Bologna: il processo di automazione dell'industria, avviato da qualche ~nno, ha proposto sul mercato, ormai in 1naniera indilazionabile=' la domanda di tecnici semp~e più specializzati; correlativamente necessitano attrezzature che diventano sempre più complesse e costose. Lo Stato dovrebbe interve~ire con finanziamenti ·più massicci che nel passato in favore delle facoltà scientifiche. Il piano cli potenziamento delle facoltà scientifiche, p_resentato dal prof. BuzzatiTraverso al convegno di Bologna, prevede una spesa di sessantacinque miliardi annui contro i dieci attuali, cifra ancora ben lontana, proporzionalmente, dagli stanziamenti degli stati più progrediti tecnicamente_; e prevede, altresì, l'adeguamento del numero dei professori a quello degli allievi, i quali, se non aumentano nella progre~sione desiderata, pure crescono sensibilmente di numero di anno in anno. Conseguenza im~ediata di queste considerazioni è la grande difficoltà di. istituire nuove facoltà scientifiche, così come da qualcuno è stato proposto. Lo Stato non può evidentemente mantenere, alle con-dizioni che si sono dette .. le numerose facoltà scientifiche che vi sono e che si istituiscono tuttora in Italia. Lo stanziamento per la· ricerca scientifica non deve disperdersi in 'innumerevoli rivoletti che non hanno alcuna funzione e che impediscono la creazione. di pochi, utili e razionali organismi, i quali pe~ le loro stesse dimensioni assorbirebbero ben più di qua11to lo Stato non sia disposto loro ad offrire. ~ Ma l'importanza di. limitare il numero delle facoltà scientifiche è ancora più evidente ove si consideri ciò che a proposito si verifica negli Stati Uniti. Qui il numero delle Università è proporzionalmente di gran lunga più basso che in Italia e le loro dimensioni sono ad-dirittura ciclopiche. Si pensi che il bilancio di tutte le nostre Università ri11nite è solo una frazione della consorella californiana. E se dovessimo insistere nel confronto, si dovrebbe concludere che nemmeno questa riforma - potrà eliminare il carattere anacronistico delle riostre Università. Ma anche se per ragioni obbiettive no11faremo tale confronto, resta, pur sempre, t1na realtà, l'abissale squilibrio che si è prospettato. • ENZO CARBONE . . . 74 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==