Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

. . A Roma parimenti sarà imputata la Meccanica delle macchin~ e così via. Ma al di sotto di tutti questi aspetti che contribuiscono solo ad ingarbugliare la già intricata matassa, la vera, principale responsabile dello stato di cose che si è venuto creando e dell'alto numero dei « fuori corso » è l'organizzazione assurda e manchevole delle Facoltà di Ingegneria. Le Università di Napoli e Trieste laureano in una sessione rispettivamente, in media 80 e 8 ingegneri: gli organi centra·li in una recente assegnazione hanno attribuito alle due Università lo stesso numero di assistenti! Non basta. Nell'Università di Napoli circa il 70% degli studenti appartengono alla sezione industriale: ebbene, i nuovi assistenti sono stati assegnati tutti alla sezione civile. In queste condizioni l'Istituto di Ma·cchine a Napoli per es. con due assistenti, per dirne una, non potrà mostrare ai suoi più che trecento allievi non che un impianto, nemmeno una macchina motrice. È manifesto da quanto si è detto, che la riforma varata non potrà alterare in alcun modo questo st~to di cose. Dalle Università del Mezzogiorno continueranno ad uscire ingegneri dopo nove, dieci, undici anni di studio e lo Stato si preoccuperà di mantenere nella scuola e di lasciar disperdere le energie dei giovani fino ed oltre i trent'anni. I professori continueranno a svolgere i loro corsi col sistema cosiddetto « aggiuntivo », nel senso che continueranno ad aggiornare j loro testi senza sfrondarli o rivederli ed adeguarli. Gli allievi dal canto loro cercheranno coi passaggi da una sezione all'altra, come si verifica a Napoli la cui frequenza non ha riscontri in nessun'altra Università, la via più breve per giungere alla laurea. Il .nuovo ordinamento degli studi avrà però avuto, se non altro, il merito di rendere meno anacronistica la preparazione dei nuovi ingegneri. Ed è un merito che non gli si potrà contestare perchè ha offerto uno strumento prezioso alle singole facoltà per rivedere certe strutture cariche ormai di anni e per perfezionare i corsi secondo le esigenze dettate dalle necessità pratiche. Si sa che 11umerose riserve sono state avanzate su questo ordinamento, due delle quali con particolare insistenza. La prima da parte di taluni professori, l'altra dagli studenti e dagli ingegneri della sezione civile. Dicono i primi, richiamandosi più o meno esplicitamente ad analoghe proposte avanzate da qualche anno dal prof. Colonnetti, che occorreva creare una sottolaurea ed una~laurea, ovvero una laurea ed una superlaurea, riservando la seconda a tutti coloro che avessero voluto intraprendere la carriera del ricercatore. Osservano i secondi che la legge rilascia una generica abilitazione alla professione di ingegnere e che ciò è particolarmente nocivo alla loro categoria, già in fase di avanzata saturazione, permettendo a tutti i laureati in ingegneria di esercitare la professione di ingegnere civile. Diciamo subito che questa seconda riserva ci sembra in parte giustificata. Le tecniche della costruzione civile hanno seguito in questi anni di pari passo i progressi della scienza. Anche in questo campo, dunque, · gli ingegneri civili sono degli specializzati e non è più possibile l'interferenza di meccanici, elettrotecnici, ~ simili. Non concordiamo con la prima riserva per vari motivi. Anzitutto non -si ravvisa la necessità di 73 Biblioteca Gi o Bianco

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