Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

auspicabile che i consumi continuino a registrare una certa dinamica ascensionale. Occorre che gli esempi Motta-Sud, Olivetti, Worthington ecc., trovino i loro corrispettivi in altre branche della produzione, pena, altrimenti, l'inaridirsi delle stesse possibilità di sviluppo civile e politico. Auguriamoci che siano stati in molti, a Milano, ad accorgersi sul serio dell'importanza della posta in gioco. Uco Azzom Napoli come ideologia L'interesse mostrato in alcuni ambienti intèllettuali napoletani per il libro di Zolla, che ricalca la problematica che caratterizza da tempo la personalità scientifica di Theodor W. Adorno, non è nulla di più di un omaggio tutto « culturale » alla sociologia della crisi in quanto, non nascendo da una dialettica viva con la realtà circostante, anticipa preoccupazioni suscitate da condizioni tutte diverse, e pubblicizzate in modo qt1anto mai celere da quell'apparato tecnico-economico che permette oggi, non solo l'esportazione delle idee, ma addirittura delle abitudini di vita di un altro popolo: come nel caso dell'americanismo deteriore. Non ignoriamo quali equivoci di carattere generale si annidano in questa sociologia della crisi, e già se ne è parlato sulle pagine di questa rivista; si possono condividere le preoccupazioni per la degradazione della cultura a merce della civiltà di massa; e ci si può comunque rallegrare. per la sensibilità dimostrata dagli intelettuali contemporanei nei confronti di tali problemi: ma come non vorremmo che si perda di vista l'insidia r•eazionaria che è implicita nella sociologia della crisi cosl riteniamo che si debba considerare l'equivoco di carattere particolare, che pure si annida in discorsi del tipo di quelli di Zolla, e che ci interessa più da vicino: perdendosi i11 discussioni sinodali sull'industria culturale, si rischia di dimenticare che viviamo in clima di cultura depressa e di tramutare l'idiosincrasia per l'una in indifferenza per l'altra. Quella di Napoli è una delle situazioni politico-culturali più deprimenti della penisola e, ancl1e se ciò comporta angosce a livello meno europeo di quelle che affliggono lo Zolla, non possiamo ignorarlo. La Napoli che ci sta davanti è patria feconda di illustri storici della pizza, dei Borbone, della camorra, della canzone; è ospite sensibile d.i squisiti autori di letteratura periegetica ed agiografica, di critici ostinati a rivalutare fin l'ultima crosta della Scuola di Posillipo, di animatori di rivistine da villeggiatura mondano-culturali, di comitati di signore: il tutto strutturato intorno ai fogli della grande stampa indipendente del Mezzogiorno. Chi volesse cogliere sul fatto la mezza-cultura napoletana si trova in un momento particolarmente pro.pizio, in quanto essa è in agitazione per il centenario digiacomiano, ed è particolarmente affaccendata a ri69 Biblioteca Gino Bianco

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