essere assicurata soltanto e principalmente dalla CQ6id,~tta atmos-fera di distensione: siamo troppo giovani per ricordarlo personalmente, ma abbiamo letto nei libri che nel 1914 l'atmosfera era distesa, tutti viag· giavano senza passaporti e senza controlli, nessuno credeva alla guerra; . e tuttavia la guerra vi fu, perchè v'erano cause di frizione importantissi,me, che non erano state rimosse, che anzi s'erano aggravate nell"ultimo decennio. Ed oggi, purtroppo, la stessa cosa è vera: tra l'occidente ed il blocco russo-cinese vi sono temibilissime cause di frizione; e queste non si rimuovono con le parole amichevoli, gli incontri di parata, i più o rneno sinceri propositi di amicizia eterna, tutte cose utili solo quando servono di introduzione ad una discussione pacata e serena dei problemi veri. Non sembri un paradosso: ma a nostro giudizio servì meglio la causa della pace il modesto « trattato di stato » sull'Austria che la vistosa conferenza alla sommità di Ginevra, del 1955. Senza contare che, come oggi riconoscono anche i più autorevoli giornali inglesi, aveva ragione Poster Dulles a mettere in guardia contro il pericolo che gli incontri al vertice possono lasciare strascichi di tensione, in caso di f allimerito, che non lasciano invece le trattative, in apparenza più modeste, condotte attraverso i tradizionali canali diplomatici. Il risultato più grave delle giornate parigirie di 1naggio (a meno che non intervenga qua}che colpo di testa sovietico) è proprio la frustrazione che ha colto le masse democratiche dell'occidente per il tramonto di una grande e luminosa speranza. Un'altra lezione si dovrebbe trarre da ciò che è accaduto a Parigi: ed è che l'Europa non cade dal cielo (come suona il titolo del recentissimo libro di Altiero Spinelli) e non può essere rinviata all'infinito. Il solo modo che hanno gli europei, e cioè i francesi, i tedeschi, gli italiani, i belgi, gli olandesi, di lavorare per la pace non è già nel tentare mitiche mediazioni, ma di costru·ire la loro casa comune, e di costruirla sul serio, senza aspettare che altri la costruisca per lòro o che da una congiunzione degli astri gli venga una miracolosa soluzione dei loro problemi. Sappiamo benissimo che nell'attuale congiuntura francese o italiana queste affermazioni rischiano di parere uto'{Yistiche: il fatto è, però, che quella europeistica è la sola soluzione valida che vi sia per l'Europa, la sola vera alternativa alla degradazione verso una situazione simile a quella della penisola balcanica degli anni tra il 1890 e il 1914. E vor-- remmo dire che nulla è così lontano dalla soluzione europeistica come la politica declamatoria di certi nostri _governanti, i quali hanno sempre l'Europa in bocca e, poi, al momento giusto, fanno delle scelte che fono 5 .... . . iblioteca Gino Bianco
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