da idee generali confuse, da principii vaghi e non corroborati da una salda coscienza della propria concezione del mondo non può nascere altro che un romanzo privo di forza, svuotato di quelle ragioni interiori che ha·nno fatto del Verga o del Manzoni o, in altri limiti, del Moravia del '29 e del Pratolini di Metello veri scrittori cc italiani ». Questo è il bilancio del romanzo italiano fino al 1959. Una serie di opere, brilla11ti fors~, ma certo mai sofferte e autentiche; un manipolo di abili scrittori che non hanno saputo darci di questa Italia, di questa società il ritratto del mondo tedesco dei primi anni del secolo offertoci da Musil o il qt1adro della società francese fissato da Mauriac, tanto per .. fare due esempi di diversa e opposta natura. . Ora qualcosa sta cambiando; e torna la s1Jeranza. Non è un caso che a offrire il romanzo - così come lo intende chi al romanzo chiede qualcosa di più della letteratura - siano proprio autori come Italo Calvino e Carlo Cassola che nascono dalla esperienza della Resistenza e del dopogt1erra, che hanno seguito come antenne sensibili il mutare dei tempi registrando e spesso anticipando - come è accaduto per Calvino - l'evolversi in un certo senso della storia italiana recente, calando la pr9pria opera infine nella realtà circostante sia sotto la forma della favola, come è il caso di Calvino, sia invece nella opposta direzione del realismo come accade per Cassala. Ambientato nel mondo carolingio questo . Cavaliere inesistente (Einaudi editore) è la trascrizione in chiave allegorica della realtà di questi a11ni: l'Agilulfo che non c'è ma crede di esistere per forza di volo11tà è chiaramente il simbolo della alienazio11e sempre maggiore dell'uomo contemporaneo, così come Gurdulù che al contrario vive ma rion sa di vivere è 1'11omoprivo di personalità, pronto al compromesso perenne con il mondo circostante, alla mimetizzazio11é q11otidiana; come i cavalieri del Gral che obbediscono ciecamente agli ordini crudeli e spietati del Capo, rappresentando le milizie 1Jronte all'asservimento e le false ideologie ammantate di ipocrita 11manitarismo. (Calvino stesso in polemica con il critico di cc Mondo nt1ovo » che lo accusava di anticomu11ismo decadentistico ha confermato cl1e voleva fare un discorso più ampio, « studiare e rappresentare le condizioni dell'uomo di oggi, il modo della s11aalienazione, le vie di raggit1ngimento di una umanità totale n ). Esemplare nella felicità dello stile, nella invenzione giocosa e carica di significati, ma pur autonoma - non è un caso che gli altri due libri allegorici Il Barorie rarripante e il Visconte dirriezzato siano stati ripresentati ancl1e in collane per ragazzi - questo terzo romanzo fantastico di Calvino cl1e si allinea alla recente ristampa di tt1tti I racconti, è una riaffermazione dei diritti della fantasia ma è anche - e diremmo è soprattutto - un esempio di con1e sia possibile far del romanzo una opera di testimonia11za dei propri anni, senza ca·dere nel cronachismo deteriore o nel freddo réportage a cui ci l1a abitt1ato tanta giovane letteratura recente. Tanto più ha valore questa prova calviniana q11anto più trova risponde11za in una rigorosa presa di posizione; come già anni fa con Il midollo del leone, così oggi Calvino l1a reso nota la sua 64 .Biblioteca Gino Bianco
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