Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

cc Il Verri », testimoniano di un interesse critico verso un tema che era stato sinora tenuto in disparte. Sia che la discussione verta esclusivamente sulle nuove tecniche narrative - come è il caso de « Il Verri » e come di recente si e fatto su molti fogli in segt1ito alla « moda » del nouveau roman francese; sia che il discorso tenda ad investire problemi di natura etico-politica , è certo che in questi primi mesi del 1960 il romanzo è il gran protagonista di ogni disct1ssione letteraria non accademica. Che questa atten - zione coincida con t1na cl1iara propensione dell'editoria italiana vers o il racco11to è infine la prova a contrario del fatto che si tratta di un interesse sincero, autentico, determinato da ragioni profonde capace quindi di portare a quell'approfondimento della tematica critica di cu i oggi si sente bisogno più che mai. Ma c'e di più. Non si tratta solo di una discussione sull'assente. Il romanzo italiano, quel romanzo cl1e sembrava aver esalato l'ultimo respiro con la fine del neorealismo sta dando prova di una vitalità ritrovata e proprio per merito di quegli scrittori della generazione d i mezzo cl1e, come Calvino e Cassola} sono stati anni addietro i vessillifer i di una scuola letteraria che faceva del racconto e del récit il suo cavallo di battaglia. Certo non possono bastare due sole opere per trarre un respiro di sollievo e vergare la parola e< fine » in calce al capitolo cc romanzo italiano contem1Joraneo ». Certo Il cavaliere inesisten,te e La ragazza di Bube - le due opere, appunto, che hanno dato finalmente un'occasione di speranza - non possono, esse sole, riempire t1n vuoto che pe r molto tempo hanno reso sempre più vasto; e sarà sempre utile confrontare la situazione degli altri - la Francia, con un Antelme e un Save ch e riescono ad affidare a brevi romanzi la tragedia della guerra algerina , o addirittura la Spagna, dove Goytisolo e gli altri della sua giovane età stanno ripetendo la nostra esperienza del 1945 - con la nostra letteratura d'invenzione oscilla11te fra le ricerche di stjle e la frammentarietà dell'intuizione lirica. Basterà confrontare le idee-forza etico - politiche con il romanzo attuale per avere la risposta più sconfortante. Paese di cattolici o quanto meno di sedicenti tali l'Italia non conosce della letterat11ra cattolica cl1e l'aspetto misticheggiante alla Lisi o postesistenzialistico alla Coccioli o genericamente impostato sulla casistica del peccato alla Parise. Paese di nazionalisti esagitati, non si legge da decenni nulla che possa equivalere alla letteratura francese maurrasiana e perfino i tentativi di un romanzo politicamente impegnato in senso nazionalistico, fatti durante il ventennio, sono abortiti in una encomiastica di pessimo gusto. Non certo privi di intellettuali engagées alla estrema sinistra, vediamo un decadente come Pasolini tramutare la ma - teria bruta del sottobosco sociale in una estenuante e non sempre spontanea esercitazione filologica. E il conto - una volta accettato per ·buono il principio di mettere a confronto le idee forze e le correnti letterarie per verificare la rispondenza fra le une e le altre con un procedimento forse discutibile ma legittimo in materia• di romanzo - torna: 63 Bi lioteca Gino Bianco

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