Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

città le vie della campagna, al Settentrione il Mezzogiorno arretrato e conservatore, all'Europa moderna ed evoluta, nata dalla Riforma e dalla rivoluzione industriale, le zone nere della miseria contadina, i paesi nei quali disperazione e sqt1allore, appena nascosti dietro l'esile schermo del folclore e della cc religiosità », ancora si definiscono « saggezza ancestrale », « cultura sapienziale », « naturale equilibrio ». Se tanto insistiamo su questo ormai vecchio saggio pubblicato su una rivista che ebbe peraltro vita assai breve, è perchè esso può considerarsi una mirabile cc summa » di tutti i luoghi comuni dell'intellettualismo estetizzante sui contadini e sul loro mondo 18 : così, sulle orme di Restif de la Bretonne, lo scritto di Baget potrebbe benissimo intitolarsi Le paysan perverti, ou les dangers de la ville; soltanto che i suoi cc dangers », la sua esaltazione georgica, divengono mezzi del più viscerale tradizionalismo cattolico, momenti e occasioni di t1n vagheggiamento nostalgico dell'integralismo medioevale, di una unità, che se mai è esistita, non ha certo avuto i contadini tra i suoi più significativi e coscienti esponenti. D'altra parte, mentre il Baget cercava di superare le tesi leviane sull'a-storicità del mondo contadino, richìamandosi a una più vasta cc civiltà meridio11ale » cl1e avrebbe compreso elementi contadini e altri che tali non erano (onde la contrapposizione tra cc contadino» e « non ~ contadino » risolta nella comune derivazione dalla matrice greco-cattolica); mentre proprio le strutture cc non-contadine » legittimerebbero l'esistenza di una cc società » realmente complessa, ad un certo momento questa costruzione, questo confluire e integrarsi di cc contadino » e cc non contadino » veniva implicitamente scartato, con conseguenze che rendono ancor più precaria la già problematica validità della tesi: « La società meridionale è una società in stasi, sottoposta per di più alla presenza e all'intervento della Soc·ietà moderna, del Settentrione: ed in essa appunto si è verificata una certa '' settentrionaliz18 « Che una stremata letteratura possa, nell'illusione di rifarsi, inventare un mito poetico, dove non si sa dove finisca la furbizia e cominci invece un si ncero sforzo di comprensione, affare di letterati; ma bisogna dire con forza che cosi ffatte invenzioni non fanno avanzare di un passo la comprensione della realtà meridio nale. È un segno ulteriore della scarsa fantasia e della incapacità di cui danno pro va c~rti intellettuali italiani genericamente ' superati'. In confronto di queste p overe cose le f ormùle marxistiche della lptta di classe sono di una modernità impressionante». c·osì Vrrroruo DE CAPRARIIs,in ,, Nord e Sud », art. cit. 27 Bibliote-ca Gino Bianco

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