che va ora estendendosi a quei settori della sociologia specialmente interessati alle forme cc universali » di vita rurale 4 • In realtà noi crediamo - e lo diciamo subito - che tutte queste voci, di diversa estrazione ma di eguale tendenza, risentano di errate impostazioni metodologiche, e traggano la loro monotona tematica da ..._ volta che lo inconhi in queste pagine, il nome di Lacalamita con il nome di Fé d'Ostiani, legittimo autore dell'opera in questione. 4 Per un orientamento generale cfr. la corrispondenza (pubblicata da « Comunità », n. 39, aprile 1956) tra Tullio Tentori, Robert Redfìeld, F. G. Friedmann e Gil Blas Tejeira. « È possibile parlare di società contadine in generale? Se la cultura, come gli individui - si domanda Tentori - è unica nei suoi intimi sentimenti qual' è l'origine degli atteggiamenti analoghi verso la vita? Sono questi forse il risultato di una identica struttura economica? Non tutte le rassomiglianze nello stile di vita del contadino si possono spiegare tramite le analogie esistenti nei loro rispettivi sistemi economici ». In realtà, tanto nelle lettere di Tentori, quanto e soprattutto in un articolo di Redfìeld è possibile scorgere la tendenza a proporre un criterio, o meglio uno schema tale da sussumere in una definizione universalmente valida le tante e diverse « realtà », le molteplici situazioni del contadino, viva questi in Italia o in Cina, in Colombia o nel più desolato villaggio del Thibet. Dire èhe « fra i contadini si dà grande importanza all'attività produttiva n, che cc nella vita rurale ha valore la sopportazione e non la violenza », che « il lavoro per H contadino non è solo un'attività secolare, come Io è per il moderno cittadino », che « il contadino dà valore· al decoro e alla modestia », che « i contadini in condizioni normali e tranquille non hanno senso critico », può avere un qualche valore soltanto se queste affermazioni si riferiscono ad una realtà storicamente e geograficamente determinata. Del resto, la discussione, imperniata sulle concrete esperienze dei partecipanti, più che le analogie, ha posto in luce soprattutto le differenze almeno riguardo a tre aspetti delle società contadine: lavoro sesso violenza. Così, come osserva Donald Pitkin, la dignità del lavoro, che qualcuno (il Redfìeld, tra gli altri) è portato a considerare una dote peculiare del contadino in quanto tale, è presente soltanto quando « le condizioni sono tali che il lavoro può essere dignitoso e non è solo una specie di disperata lotta per l'esistenza »; il che equivale a negare la generalità del criterio per richiamarsi alle singole situazioni, ai loro precedenti, alle cause immediate e remote. Ove si prescinda da questa elementare esigenza metodologica si cade nell'equivoco di enucleare dal vivo contesto della realtà e dell'esperienza storica una serie di schemi astratti, un « mondo » rurale di sempre, con la sua placida remota e immutabile Weltanschauung. Procedimento che poi non è molto lontano da quello così caro ai nostri teorici della « civiltà contadina n meridionale. Se il Tentori si proponeva di « evitare il pericolo di una concezione sia romantica ed idealistica sia falsamente realistica della vita rurale », è caduto - e con lui Redfìeld - in altro e non mend grave errore, col proporre e con l' accettare una serie di criteri meccanicistici, creando così i presupposti teorici e le cc strutture » sulle quali chiunque potrà poggiare la sua brava costruzione romantica, idealistica o falsamente realistica. 19 .. Biblioteca ·Gino Bianco
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