Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

è sufficiente a dire che i « liberali » so110vissuti, fin'ora, come giusta1nente Ferrara nel suo articolo sosteneva: che nessuna forza politica può vivere: in giornali, in riviste, in convegni di studio, in mezzi partiti, in· correnti o in uomini con un piede in casa altrui; , mai in una formazione sola, organizzata, sufficientemente unita e politicamente qualificata. Qua-le azione politica avrebbe potuto esplicare questo non-partito? Nessuna, ovviamente. E infatti, a ben vedere, i « liberali » si sono retti in questi anni in virtù di intuizioni, non di azioni, di una visione abbastanza lucida degli sviluppi della vita pubblica, non di contributi concreti alla determinazione di essa. Il nullismo dell'azione politica del PRI fino al febbraio 1957 balza evide11te appena appena si riconsideri il corso della seconda Legislatura. E l'impossibilità degli attuali radicali a fare una concreta politica « liberale » è scaturita fino al '56 dalla loro stessa erronea collocazione entro il PLI, che ne a·ssorbì per cinque anni le energie in una vana lotta interna terminata infine a loro sfavore (come era logico, se è lecito aggiungere). A distanza di pochi mesi dalle elezioni queste forze si unirono, sebbene con· poco , slancio e parecchie riserve e diffidenze, e andarono alla battaglia elettorale, con l'illusione di poter finalmente occupare la: « sedia vuota ,, di cui Leopoldo Piccardi aveva così bene, nel 1956, chiarito l'importanza. Era un'illusione, infatti, come i risultati elettorali ampiamente provarono. E subito dopo, con coerenza degna di miglior causa, repubblicani e radicali si divisero e cominciarono ad ignorarsi reciprocamente. ~ stata in complesso una politica, a voler essere veritieri, folle; e se si vogliono distruggere totalmente le poche forze che restano, e con esse anche la semplice possibilità di tenere viva una posizione autonoma « libera·le », i dirigenti dei due partiti non hanno altro da fare che continuare a battere questa strada (come del resto sembrano bene intenzionati a fare). Ma va detto con chiarezza a questo punto che se c'è un'iniziativa da prendere, un discorso da cominciare, un tentativo da fare, questo spetta senz'a:ltro ai repubblicani. L'inizio di una ricomposizione delle forze « liberali » passa attraverso la ùnione, o la federazione, o comunque la strettissima intesa tra· repubblicani ·e radicali: ma· sui repubblicani grava oggi 1~ responsabilità di compiere il passo· che solo può ancora permetterla. · ·· · Essi non possono ignorare che il loro partito· rappresenta attualmente un equivoco- di proporzionj certamente inferiori, ma di consistenza forse non minore di quello della stessa DC. Ormai si è chiarito 13 · B"blioteca Gino Bianco

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