smo politico che pretenda di basarsi proprio su istanze e metodi che non gli sono più peculiari. Il « senso dello Stato » di De Gasperi, da questo punto di vista, è la maggiore vittoria e, insieme, la inevitabile sconfitta politica dei cc liberali »; e non per nulla il « trasformismo » degasperiano, che ha assimilato politicamente alla Den1ocrazia Cristiana forze da essa distanti, ha aperto, come il trasformismo del s ecolo scorso, una travagliata fase politica nuova: quella attuale, in cui, con l'ingresso di forze nuove nel quadro costituzionale liberal-democra tico, si vengono profilando con maggiore chiarezza i nuovi schierame nti fondamentali che si contendono l'avvenire del paese. E allora, in conclusione, se è così, se tutto questo non è sbagliato da cima' a fondo, il processo di dissanguamento delle posizioni « liberali » non solo appare perfettamente comprensibile, ma è anche, diciamolo tranquillamente, irreversibile. E non so110pochi infatti a ritenere, per questi e per molti altri buoni motivi, che sul pia no della tendenzialità storica il destino dei raggruppamenti « liberali » è seg11ato. Ma nella fase politica attuale? In questo paese che non è tanto diviso ttra confessionali e classisti, come mi pare dica un po' troppo rapidamente Mario Paggi, quanto è invece alla ricerca di un accomodamento provvisorio, l'accomodamento di centro-sinistra, atto a superare le resistenze al suo progresso civile? In questa situaz ione politica che come prospettiva immediata l1a, appunto, il centro-sini stra e, di contro, il regime clerico-conservatore o clerico-fascista? È in queste condizioni superato ed inutile un raggruppamento politico, sia pure esiguo, « liberale »? Si pongono a questo punto i problemi di carattere più immediatamente politico. Stabilito che esiste una estrema diffi coltà per l'elettorato a ritrovarsi fisiologicamente su una posizione pol itico-programmatica largamente derubat~ da altre forze; stabilito che l'irradiazione degli ideali liberali sta determinando un processo franos o dei raggruppamenti « liberali » che può esser giudicato storicamente irreversibile; deve dirsi tuttavia che ciò non elimina minimamente il dovere di ciascuno di noi di non credersi la stori~, e l'altro corre lativo dovere di operare politicamente per modificare una situazione c he non riteniamo nè buona nè utile. E, infatti sarebbe tutt'altro che politicamente inutile che forze di _sinistra laica, oggi, avessero una posizione parlament are di forza, sia pur relativa, e una responsabilità politica diretta e no n delegata. Vale a questo proposito la constatazione· fatta dagli osser vatori al recente 11 · Biblioteca Gino Bianco
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